Sicurezza in gioco—Un inciampo

Proprio ieri, mentre giocavo a Sagas of the Icelanders durante un evento dell’associazione di cui faccio parte, mi è capitata una situazione in cui una giocatrice si è trovata in difficoltà. Prima di addentrarmi nel resoconto, dedico qualche riga a dare un po’ di contesto sulla sicurezza in gioco, richiamando alcuni spunti.

Un precedente argomento della Locanda, questo, riporta l’intervista che @ranocchio ha concesso a @Bille_Boo per il suo blog. Nel messaggio di apertura si trovano anche i link di altre occasioni in cui @ranocchio ha espresso le proprie opinioni a riguardo sul forum The Gauntlet, nonché di un precedente argomento della Locanda che verteva principalmente sulla X Card, questo. Tra le risposte c’è questa di @Bille_Boo che rimanda alla stessa intervista sul suo blog, nonché a quella tenuta con Ron Edwards. Lo speciale Siamo sicuri? del blog di @Bille_Boo, all’interno del quale sono state pubblicate le interviste di cui sopra, credo sia un ottimo riferimento a proposito di sicurezza in gioco: c’è un sunto sulla storia dei vari strumenti di sicurezza, ci sono i punti di vista di diverse personalità (con interventi di alcuni avventori della Locanda, tra cui @Chiaki, @danieledirubbo, @spacerunner, @Osiride, @dismasterfrane… spero di non avere tralasciato nessuno!), ci sono conclusioni molto ragionate che, dal mio punto di vista, sono particolarmente centrate e corrette.

Venendo al mio aneddoto: ieri stavamo giocando la quinta sessione di Sagas of the Icelanders. L’evento entro il quale giocavamo è a cadenza mensile e abbiamo cominciato due mesi fa. Sembra che i conti non tornino, ma è solo perché si gioca dalle 18:00 alle 23:00/00:00, quindi in ogni incontro giochiamo due sessioni, facendo le mosse di inizio sessione sia all’arrivo, sia dopo cena.

Nella nostra prima sessione si è parlato di sicurezza e, su proposta di un giocatore che ieri non ha potuto partecipare per altri impegni, si è convenuto di adottare un approccio “non ti abbandonerò” e di non istituire nessuno strumento di sicurezza formalizzato, ma con l’esplicito accordo di essere attenti e aperti alle esigenze altrui. È interessante notare che ieri eravamo in quattro come la prima volta, ma il quarto che si è aggiunto non ha sentito né si è espresso su questo accordo iniziale, per il semplice fatto che non abbiamo ripreso il discorso con i due giocatori che si sono aggiunti in un secondo momento (e anche qui i conti sembrano non tornare: uno dei due ieri era al tappeto causa raffreddore).

Nella nostra Islanda immaginaria quella mattina si sarebbe dovuto tenere un processo contro Bard, il personaggio del giocatore assente, e Finn, viaggiatore che vive ospite nella sua fattoria, stava tornando dal territorio di un clan confinante dove aveva cercato, invano, il sostegno del goði. Seguendo quanto stabilito in precedenza sul viaggio tra una tenuta e l’altra, c’erano le due alternative di prendere un sentiero sicuro, ma lungo, che avrebbe richiesto una giornata di cammino, oppure tagliare per un bosco bruciato, tragitto di alcune ore, ma pericoloso. Finn si è diretto nel bosco, innescando la mossa Accettare una sfida fisica, il cui tiro di dado è risultato un 6-. Qui io, che facevo da maestro di cerimonie, ho narrato di Finn caduto in una scarpata e in un veloce scambio abbiamo innescato la mossa Soppesare una situazione complicata e, con le mie risposte, ho precisato che sul fondo del burrone in cui si trovava ora Finn c’erano i segni di acqua che ci era scorsa con forza. A questo punto la giocatrice, il cui personaggio non era in scena, ha richiamato la nostra attenzione per scusarsi e assentarsi temporaneamente dal tavolo.

A questo punto noi tre, rimasti al tavolo per lasciarle un po’ di spazio, ci siamo confrontati ed è emerso che la giocatrice ha avuto un lutto recente. Abbiamo anche osservato che, se le fosse stato necessario, avremmo potuto semplicemente riavvolgere l’ultima scena e ripartire con un diverso ostacolo per Finn. Trascorso qualche minuto, sono uscito dal locale per scambiare qualche parola con lei: mi ha detto che la scena che stavamo raccontando riprendeva molto da vicino le circostanze di questo lutto, ho offerto le mie condoglianze e chiesto cosa preferisse fare a riguardo della sessione. Siamo subito rientrati e al tavolo ci ha rassicurati che la pausa le aveva fatto ritrovare la serenità e avremmo potuto riprendere senza modifiche o altri accorgimenti, cosa che abbiamo fatto poco dopo. Si è anche scusata per l’interruzione, cosa a cui abbiamo risposto che non aveva niente di cui scusarsi e non c’era stato nessun problema.

Perché ho voluto riportare questi fatti? All’origine ci sono due riflessioni, che arrivano entrambe da Siamo sicuri?. La prima: è molto facile trovare definizioni di numerosi strumenti di sicurezza, consigli su quali, quanti e come utilizzarli, disquisizioni sui problemi che si propongono di risolvere, ma non è altrettanto comune trovare esempi della loro applicazione in concreto. In questo aneddoto non c’è nessuno strumento di sicurezza, ma c’è attivo impegno per garantire la serenità di tutti al tavolo. La seconda riflessione: nelle sue conclusioni, @Bille_Boo paventa l’eventualità che per il genere di problemi a cui gli strumenti di sicurezza cercano di trovare soluzione, in realtà disponiamo di uno strumento più basilare, universale ed efficace, ossia parlarsi. In effetti a noi è bastato parlare di quel che è successo, proporre soluzioni e tenere come prima priorità il benessere di tutte le persone coinvolte.

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Provo a dare una foto all’argomento:


Notevolmente off topic
Foto che proviene da un articolo divulgativo interessante che parla dell’importanza dell’innevamento nel ripristino di aree boschive colpite da incendi negli Stati Uniti: Post-fire recovery depends on Cascade snow cover, study says - OPB

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Grazie! Lo trovo davvero un ottimo esempio. Penso che vi siate comportati in modo molto sicuro :slight_smile:

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Ecco, mi ritrovo decisamente nell’aneddoto. Se vogliamo, è il discorso che facevo anche io in un post di questo topic… Ma girato in positivo, come dimostrazione che a funzionare è il dialogo. :slight_smile:

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