"Saper giocare" nel passato e nel presente, invece che nel futuro

Paul Czege[1] ha pubblicato un ottimo thread su Wynwerod dove racconta di come ha giocato a “Una Guida a Viricorne”, il suo gioco da one-shot.

Viricorne è un gioco molto sottospecificato, al contrario di come si pensi si debbano scrivere molti giochi nella sfera italiana. È spiegato quasi come un racconto, con la voce della guida Shalor. Il che improvvisamente fa chiedere “come si gioca questo gioco”?

Paul tira fuori l’idea di “saper giocare”, presa in prestito da Ron Edwards, per spiegarlo.

Una cosa che sembra che alcuni giocatori di giochi di ruolo abbiano iniziato a fare nei primi anni 2000 è stata quella di creare i loro personaggi come se gli altri giocatori fossero un pubblico, cercando di influenzarli come un pubblico, come farebbe un libro o un film. Sembra un gioco di potere creativo. “Ti farò interessare al mio personaggio”. “Vi colpirò con la narrazione del mio personaggio”. Non è divertente per me come giocatore. Ciò che mi diverte, e che mi fa sentire come un “saper giocare”, è quando i giocatori si lasciano interessare ai PNG e al mondo di un gioco, e a ciò che le sue meccaniche dicono su come funziona il mondo.

Viviamo in un mondo temporale che ci dice chi siamo, qual è il nostro rating di credito, se siamo un compagno desiderabile, se siamo un successo o un fallimento nella vita. Quando un grande gioco di ruolo ci offre meccaniche e procedure che parlano di chi sono i personaggi in modo diverso da come il mondo temporale parla di noi, vedere un giocatore investito nelle sue avversità e opportunità, di essere definito e valutato in modo diverso, è sapere come giocare.

Greg, uno dei giocatori, spiega in parole sue cosa significa saper giocare.

In questa partita stavo giocando Hazim. Quello che capisco da ciò che dici Paul riguardo al “saper giocare” corrisponde alla mia esperienza personale; nei primi anni 2000 giocavo come dici tu, sia come GM che come giocatore, creando un personaggio per intrattenere il pubblico.

Quando parli di “saper giocare” è attinente al modo in cui ho cambiato il mio modo di giocare. Mi esprimerei in questo modo:

  • “Vi condizionerò con la narrazione del mio personaggio” → è giocare pensando al futuro. Quando lo facevo negli anni 2000, non cercavo di onorare i contenuti che tutti noi portavamo al tavolo. Pensavo a “cosa potrebbe essere bello”, qualcosa di adatto a specifici giocatori al tavolo. “Se il mio personaggio dice di essere incinta adesso, Tom rimarrà stupito”.
  • Per futuro intendo aspettative - “questo è l’effetto emotivo che voglio”.
    Mentre essere investiti nelle avversità e nelle opportunità significa giocare con il passato in mente. Per passato intendo verificare cosa è successo nella fiction, quali tensioni esistono, e rispondere ad esse guardando il personaggio che interpreto, pensando a come si sentirà e agirà nei confronti di quei fatti già stabiliti.

Quando siamo arrivati in città dopo aver stabilito che provenivamo dalla stessa carovana, era ovvio per tutti noi che avremmo voluto mangiare qualcosa in un mercato e cercare un posto per riposare. Insomma, è quello che si fa quando si arriva da qualche parte dopo un lungo viaggio. “Come sta il mio personaggio in questo momento, sapendo che abbiamo viaggiato molto e siamo arrivati in questa città colorata”. E sì, è stato bello giocare con le persone senza discutere di questo punto.

Io rispondo con una precisazione:

Grazie, Greg. Hai chiarito una cosa a cui stavo pensando da un po’. Mi riferisco più al “giocare nel presente” (piuttosto che al “passato”) in contrapposizione al “giocare nel futuro”. Credo che nel linguaggio di Ron questo si chiamerebbe “giocare le situazioni”.

E Greg conclude:

Certo. La mia scelta di contrapporre “passato” a “presente” è che: si sta giocando in questo momento con cose stabilite in precedenza. Potete “giocare nel presente” con la vostra anticipazione di ciò che dovrebbe accadere in mente, “fiction anticipata”. Quello che evidenzi quando dici “giocare nel presente” è che “la situazione è quella che si gioca in questo momento, attualmente” - che è diverso da quello che sto cercando di sottolineare.

Ma non sono schizzinoso sulla terminologia, l’importante è che si capisca cosa si intende. Quindi non intendo contestare questo aspetto se il mio punto di vista è chiaro.

Invito a leggere il resto del thread, perché è davvero una miniera d’oro.


  1. Lui è americano e lo legge “Seghe”—no, non scherzo. Il nome è di origine ungara, e la pronuncia di quel “cz” in ungaro è più vicino a come in alcuni dialetti romani si pronuncia la “s” in “forse”—un “ts” molto corto. ↩︎

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Personalmente ho iniziato da un pò a definire questo modo di giocare di ruolo: gioco con mentalità di storico.

Io gioco con la curiosità dello storico, di chi scopre e poi racconta a partire da tutti i dati emersi in gioco.

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Ho letto più volte sia il thread che il link su wynwerod, ma ancora non riesco a capire con certezza di cosa stiamo parlando.

Si parla di giocare bene vs giocare male? Ho visto tante persone giocare di ruolo in modi anche molto strani (gente che giocava a Vampiri come se fosse D&D), e sebbene in alcuni casi mi sia trovato male, non mi sento minimamente di dire che qualcuno gioca bene e qualcuno gioca male. Se al tavolo tutti si divertono allora è un successo, indipendentemente da tutto il resto.

Si parla di teatralità VS interesse per il mondo? Ho giocato sia con persone che aggiungono dettagli frivoli per dare profondità al loro personaggio, e persone che hanno un modo molto più asciutto perché si concentrano su cose più concrete, ma non è mai stato un problema l’uno o l’altro. Non ho mai vissuto il ruolare come un bisogno di intrattenere o essere intrattenuto.

Oppure si parla di altro e io non ci arrivo?