Sono un riscrittore in riabilitazione

Di recente è venuto a trovarmi un amico che non era un “gamer” e non aveva mai giocato a un gioco di ruolo, al punto che ho dovuto insegnargli a riconoscere i dadi poliedrici. Ha visto la mia scatola di Mausritter, ne è stato attratto e mi ha chiesto di giocare: l’ho accontentato.

Non parlo di come è andata la sessione, anche se è andata molto bene. Non parlo nemmeno di quanto possano risultare ispirate le persone che non sono coinvolte nella cultura del nostro hobby, anche se lo sono sicuramente.

Stavamo giocando al modulo introduttivo Honey in the Rafters. È stato progettato come un “point crawl”, ovvero un grafo connesso di luoghi importanti. L’avventuriero topo del mio amico era riuscito a farsi accettare nel Culto dello Zucchero che dimora nella fornace a grandezza umana, mascherandosi da potenziale iniziato, e aveva quindi ottenuto da Fratello Glacé, il leader, il compito di recuperare il miele maledetto dalle api per poter ricevere i suoi riti.

Mentre tornava dall’alveare maledetto alla fornace, dovette passare attraverso le travi, dove aveva lasciato alcuni semi di girasole incantati che aveva raccolto in precedenza per fare spazio nel suo inventario (Mausritter ha un inventario composto da 6 caselle di zaino, 2 di mano e 2 di corpo). Quando il topo è tornato alla fornace, voleva curare uno dei membri della setta che lo aveva aiutato rimanendo ferito, e ho fatto sì che uno dei topi della setta lo informasse che quei semi di girasole potevano avere proprietà curative. Dichiarò di volerli dare in pasto al topo ferito.

Ora, non eravamo in una situazione tesa o frenetica in cui era importante contare i turni. Così dissi semplicemente: “Va bene, i semi sono qui, in realtà li avevi già portati”. Non ci ho pensato molto, è una cosa che faccio spesso per velocizzare le cose quando i dettagli non contano.

Ma il giocatore, non avendo l’abitudine di “la parola del GM è dio”, mi guardò con una faccia strana e disse: “No. I semi sono sulle travi, torno su e li prendo”.

Aveva ragione. Non c’era alcun senso nella mia affermazione, se non l’abitudine di riscrivere “per la comodità del giocatore”. Non stavo davvero accelerando le cose, dato che la sua dichiarazione richiedeva tanto tempo quanto la mia. Stavo solo sovvertendo la diegesi condivisa senza motivo. E un nuovo giocatore, senza cattive abitudini e solo disposto ad ascoltare e a reincorporare, se n’è accorto subito.

Comunque, sono un riscrittore in riabilitazione. Le vecchie abitudini sono dure a morire. Lo siete anche voi? Spero che questo vi aiuti ad accorgervene.

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secondo me se c’è consenso dei giocatori sull’atto di accelerare un po’ le cose, non è un male assoluto
in questo caso però era il giocatore che voleva giocare l’intera scena ed è corretto sia che ti abbia fatto l’appunto che tu ti sia posto il problema
come sempre mi pare che i neofiti abbiano da insegnare più dei veterani riguardo ai comportamenti consolidati (e a volte disfunzionali)

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Sì capisco, ma se ci pensi è anche questa una variante molto “leggera” di continuità intuitiva. Ti aspettavi che la persona dall’altra parte si annoiasse, così hai sovrascritto parte di questo stabilito in fiction per paura di annoiare. Almeno, ho letto quest’intuizione. Il piccolo intrattenitore in noi che razionalmente sa che non intratteniamo nessuno ma abbiamo ancora qualche riflesso condizionato.

Ammetto che si tratta anche di una mia paura, ovvero farlo a volte inconsapevolmente per alcune cattive abitudini apprese. Capita a chiunque.

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(Mi fa un po’ strano riprendere il discorso dalla chat per riportarlo sul forum, ma argomenterò più diffusamente, così mi fa meno strano. :slightly_smiling_face:)

Questo caso mi sembra problematico, perché “fare comparire” i semi di girasole non è un semplice accelerare, bensì sovrascrive la precedente scelta del giocatore. Sulle travi ha deciso di lasciare indietro i semi, mi immagino per liberare posto nell’inventario a qualcosa che, in quella situazione, riteneva più utile riportare alla fornace. Questa è una scelta significativa che lascia una traccia chiara e tangibile nello spazio immaginario. Affermare in un secondo momento “ok, i semi sono già qui con te” annulla e invalida la scelta.

Cerco di fare un passo avanti costruttivo, non solo di criticare l’aneddoto. Come si potrebbe giocare una situazione del genere senza danneggiare il contributo altrui? Per esempio, mi viene in mente: “sai bene dove sono i semi di girasole e il tragitto non è granché pericoloso. Vuoi dedicare il tempo necessario a fare avanti e indietro o lasci perdere?”. Così non si intaccano le conseguenze delle precedenti scelte e, al contempo, si passa la palla nuovamente all’altro giocatore. Anzi, ci si può anche limitare a “sai dove sono i semi e che non è un percorso pericoloso. Cosa fai?”, per non proiettare le proprie aspettative nella domanda stessa.

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A mio avviso, se l’atto di tornare a prendere i semi sulle travi non ha effetti sul gioco (cioè, non ha costi / rischi, non produce conseguenze, etc.), dire che il PG lo fa o dire retroattivamente che i semi sono già lì non fa una gran differenza. Insomma, la giudicherei una “riscrittura” del tutto veniale.

D’altro canto, se a noi come persone al tavolo non costa nulla dire che il PG torna a prendere i semi, anziché “riscrivere”, direi che “riscrivere” non è utile. È senza motivo, come dici tu. E ho imparato nel tempo che a volte cose che sembrano, sul momento, non avere conseguenze sul gioco potrebbero in seguito rivelare di averle.

Quindi l’esperienza raccontata qui fa senza dubbio riflettere. A volte potremmo abituarci a “tagliar corto” più del necessario.

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