Resoconto di giocata investigativa OSE: Omicidio alla Fiera di San Tocco

Fino a questa ero d’accordo, con piccoli distinguo, su quasi tutto, ma questa e sbagliata. Con una conflict resolution puoi risolvere qualunque livello di zoom, da un’intera scena come dici tu a una singola finta dentro ad un combattimento.

Faccio fatica a entrare nei tuoi scritti, ho l’impressione che ti capirei meglio e non ti fraintenderei giocando al tavolo insieme.

Per capirci. Quando scrivi mi dai l’impressione di avere diverse cose poco chiare e di andare per l’acqua, ma già dal resoconto della giocata ho capito molto d più e molto diversamente.

Ad esempio, rispondendoti ora e qui (non credevo di poter continuare allora con profitto a discutere, non ci stavamo capendo) non credo affatto che gli indizi/i colpevoli debbano essere generati dalle scelte dei giocatori o da esse modificati.
Al contrario trovo più spesso vero il contrario, ma dipende in qualche caso dal sistema.
Più spesso modificare o far generare indizi, identità o backstory al volo dalle scelte dei giocatori tende di brutto alla continuità intuitiva.
Per continuare nella risposta, leggendo il resoconto (tra l’altro ottimo e duro da scrivere) mi è sembrato che la cosidetta investigazione sia stata giocata in modo trasparente e coerente come sfida alle teste dei giocatori e come già ti dicevo allora trovo che questo sia possibilissimo nel caso in cui tratti la cosa nè più nè meno come … un dungeon.
Quindi per quanto mi riguarda la procedura di gioco mi è parsa assolutamente buona e corretta. Altro discorso è se il sistema era D&D qualunque edizione ovvero ancora se il manuale di OSE supportava bene.
Non credo in entrambi i casi, ma è già un punto secondario a mio avviso.
Peraltro nel disegnino la procedura di “interazione del Master con i giocatori” è classica e tipica di quasi ogni sistema.

Insomma, non vedo perchè, visto il tuo resoconto, si debba pensare che hai fatto railroad e quindi sono a tanto così da incelofanare la poltrona.

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