Grazie mille @redslion per essere intervenuto! Se intervenisse anche la vostra GM sarebbe il top
Io sono d’accordo con la gran parte di quanto detto da @Matteo_Sciutteri.
Qualche esempio
Dalla mia attuale campagna open table (con un gioco simile a D&D).
1: La musica
Una misteriosa musica risuona a volte nella giungla.
L’ho inserita con uno scopo preciso: è un mezzo di comunicazione tra due fazioni indigene delle quali i giocatori, all’inizio, ignoravano l’esistenza.
È capitato che si facessero ipotesi; un giocatore si è chiesto se il responsabile della musica fosse un PNG di sua conoscenza, che stava cercando per motivi suoi; sarebbe stato bello ed emozionante, per quel giocatore, scoprire di avere ragione… ma non l’aveva, e così è rimasto.
Ora hanno scoperto (in gran parte) il vero scopo della musica e iniziano a interagire con quelle fazioni. L’avevo inserita proprio per questo: scoprire cosa sarebbe venuto fuori da questa interazione.
La mia regola generale è che se ho deciso una cosa e l’ho usata (cioè, ho agito sul gioco in una qualsiasi maniera che fosse, anche alla lontana, conseguenza di quella cosa), quella cosa è “ghiacciata” e non si può più toccare.
2: La pianta e il repellente
È capitato però che i giocatori facessero domande o ipotesi su cose che non avevo ancora deciso, a cui non avevo minimamente pensato.
Due esempi...
Una volta si sono chiesti se ci fosse un modo di “coltivare” una talea di una pianta magica, facendola riprodurre “in cattività”. Un’altra volta, avendo appreso di dover esplorare la tana di un serpente gigante, si sono chiesti se si potesse fabbricare un “repellente” per tenerlo a bada.
Si può notare che, essendo un gioco cosiddetto “a sfida”, in genere i discorsi si riconducono alla designazione di un nuovo obiettivo per i PG (es. coltivare quella pianta), che può anche essere ottenere una risorsa, uno strumento, per fronteggiare meglio un obiettivo preesistente (es. il repellente per serpenti).
Di solito, in questi casi, mi fermo un attimo a pensare se quello che stanno chiedendo è plausibile. A meno che non contrasti apertamente con qualche aspetto dell’ambientazione, propendo per il sì. Che non significa: sì, ecco quanto richiesto. Significa: accetto che quanto richiesto sia un obiettivo di gioco, avventuroso, quindi possibile ma rischioso. (Uno dei miei princìpi come master è: “Se un’idea è ragionevole, offri l’opportunità di realizzarla ad un costo adeguato.”)
La quest relativa alla pianta da coltivare è ancora in sospeso, mentre quella del repellente è stata completata: informandosi presso PNG esperti hanno potuto mettere insieme una lista di ingredienti, se li sono procurati superando sfide adeguate, e hanno preparato il repellente.
Mi piace molto quando i giocatori si “assegnano da soli” delle quest, e in una campagna “aperta” come quella è uno dei motori del gioco.
3: Lo spacciatore ignoto
Ma mi è capitata anche un’altra cosa, e questa forse vi interesserà di più.
(Somiglia un poco alla faccenda della talpa.)
A un banchetto, in presenza dei PG, un PNG ha cercato di avvelenare un pezzo grosso. I PG sono riusciti a salvare la vittima e a identificare e catturare il colpevole. Indagando hanno scoperto il suo movente: il pezzo grosso aveva maltrattato la sua amata, e lui intendeva vendicarla. Hanno anche parlato con l’amata in questione, che lo ricambiava ben poco e si è affrettata a tirarsi fuori dalla faccenda. Insomma, simpatico.
Dall’inizio il retroscena mi era ben chiaro: avevo stabilito la “rete di legami” tra questi PNG, nonché la modalità di azione del tentato omicida, prima che iniziassimo a giocare il banchetto.
Ma è saltata fuori una sorpresa: i PG hanno voluto indagare sulla provenienza del veleno. E io, lo confesso, non ci avevo affatto pensato. Una svista non da poco, per un patito delle investigazioni come me. Ammetto che mi sono dato dell’idiota.
La domanda era sensata: quel veleno doveva pur provenire da qualche parte. Non è che lo avevo deciso, ma ho cambiato la decisione in seguito a un suggerimento dei giocatori. Era proprio rimasto uno “spazio vuoto” nella mia testa.
Come l’ho risolta?
Dovevo designare un Qualcuno come fornitore del veleno, perché lo stavano cercando.
I giocatori avevano già iniziato a fare ipotesi, ovviamente, tra cui che il veleno provenisse proprio dalla donna, guardacaso proprietaria di una farmacia.
Ma nella mia testa (nella mia “rete di relazioni” decisa all’inizio) un frammento di informazione c’era: la donna non era coinvolta nel tentato omicidio. Designare lei, per quanto facile, sarebbe stato un tradimento di quanto avevo già portato in gioco fino a quel momento: l’avevo già interpretata come PNG, e l’avevo interpretata avendo in testa la sua totale estraneità ai fatti. Forse i giocatori non lo avevano percepito, forse se l’avessi designata come fornitore del veleno li avrei convinti e non si sarebbero accorti di nulla, ma non sarei stato onesto con me stesso.
Ho messo da parte tutti i discorsi dei giocatori e ho inquadrato mentalmente lo scenario di gioco. Mi sono chiesto: qual è la risposta più logica, su chi sia quel Qualcuno? Ho sfogliato la libreria dei PNG e ho trovato quello perfetto: un ricettatore, strozzino e capo di una gang criminale del porto.
Chiaramente neanche lui era stato previsto dall’inizio come fornitore del veleno (perché, svista mia, non avevo pensato affatto a chi fosse il fornitore). Ma non era nemmeno previsto che non lo fosse. Non era minimamente coinvolto nella vicenda, nella mia “mappa di relazioni”: era rimasto fuori da quella specifica avventura.
La giocata è andata avanti, i PG sono arrivati ai ferri corti con questo tizio, l’hanno intimidito e rimesso al suo posto. Ma se lo sono anche fatto nemico. Serba loro del rancore. Probabilmente tenterà di vendicarsi alla prima occasione. Una situazione nuova, inaspettata, che nessuno di noi (né io, né i giocatori) ha espressamente costruito: ha sorpreso tutti, è scaturita in modo “naturale” dalla situazione di gioco.
Parentesi quanti(sti)ca
Personalmente credo, come @DavideD e altri, che la questione quantum ogre (= il master che ha in mente una cosa che i PG “devono” incontrare e quindi modifica la preparazione in modo da farla essere al posto giusto nel momento giusto) sia un argomento separato e distinto rispetto alla “continuità intuitiva”, benché abbiano tratti comuni.
Tuttavia mi permetto un veloce commento su ciò che ha detto @redslion a riguardo, anche perché credo che possa essere utile poi per ciò che segue.
Ecco qui.
Penso che quello che dici qui sia in gran parte sensato. C’è una differenza sostanziale tra una decisione consapevole, presa in base a delle informazioni e con delle precise aspettative sulle conseguenze (“A destra ci sono orme di ogre: meglio andare a sinistra se vogliamo evitarlo!”), e una decisione presa essenzialmente a caso (senza particolari aspettative sull’ogre).
Però direi che il problema si sposta, non sparisce. Un singolo caso è un singolo caso, per carità, ma se in una giocata le decisioni dei giocatori tendono a essere molto spesso, o quasi sempre, del secondo tipo (cioè: a caso, non consapevoli, con conseguenze che non dipendono da quelle decisioni) è la spia che il contributo dei giocatori a quella giocata è quantomeno blando. Anche se non ci fosse nulla di quantum, in pratica la funzione dei giocatori si riduce a quella di random number generator in carne e ossa. Se fossi un giocatore mi porrei la domanda: ma com’è che incontro tutti questi bivi tra strade indistinguibili, senza uno straccio di informazione su cui ragionare?
Comunque, nel secondo caso è vero che l’apparizione dell’ogre non “rompe” niente dal punto di vista dei giocatori, ma dal punto di vista del master è legittimo chiedersi il perché di quel bivio, se tanto il risultato è lo stesso. Sul serio. Se parlassi col master gli chiederei: scusa, perché non hai messo banalmente un corridoio solo? A cosa serve fingere di metterne più d’uno?
Credo sia una domanda interessante. Non ho la presunzione di sapere sempre la risposta.
Se però la risposta fosse: “non serve a niente, ma penso che i giocatori si divertano di più a credere che incontrare l’ogre sia dipeso da loro” penso che ci sia un problema di chiarezza.
Sono convinto che i GdR rendano al meglio quando tutti, al tavolo, hanno ben chiaro come il gioco sta funzionando. In effetti, penso sia mio diritto, come giocatore, saperlo.
E penso che se un master sente, come parte del suo compito, di dover/poter nascondere ai giocatori una parte del funzionamento del gioco allo scopo di aumentare il loro divertimento, si creino molti problemi innanzitutto per lui, che rischia di non divertirsi più: di passare dalla modalità “gioco” alla modalità “performance”. Non so se mi spiego
Il bardo e la talpa
Veniamo alle questioni principali, e mi scuso per la solita prolissità.
Il bardo
Mi verrebbe da dire: appunto.
In teoria ti darei abbastanza ragione (ricollegandomi al discorso sui due tipi di scelta fatto sopra). Però sono perplesso: non è ovvio che esista la possibilità che un tentativo di diplomazia possa rivelarsi inutile se nessuno parla la tua lingua?
Questo è uno di quei casi, credo, in cui le informazioni alla base della scelta sono scontate, e quindi la sceltà è automaticamente consapevole. Chi tenta la diplomazia accetta tutti i potenziali rischi che sono logicamente evidenti, tra cui quello che gli interlocutori non lo stiano a sentire e lo crivellino di frecce, e quello che gli interlocutori non lo capiscano.
Se ogni volta che il bardo si gioca questo rischio, tentando la diplomazia, il master si dispiace per lui e aggiusta le cose in modo che l’interlocutore ascolti e capisca, la fiction prodotta (e percepita dai giocatori) sarà pure coerente, ma di fatto il bardo non corre mai davvero quel rischio che pensava di correre. Il rischio non è reale. Oserei dire che la decisione di parlamentare non è più interessante, coi suoi pro e i suoi contro, bensì scontata. Anche se i giocatori non lo sanno e non se ne accorgono, come minimo non è più una decisione interessante per il master. Mi spiego?
La talpa
Alla luce di tutto ciò: io non sento di avere ancora elementi per giudicare il caso specifico della talpa.
Provo a immaginarmela al mio tavolo.
Metto le mani avanti dicendo che non conosco per niente Shadowrun, quindi potrei dire delle grosse castronerie. Nel caso, correggetemi.
Suppongo che potrei interpretare le ipotesi dei giocatori sull’esistenza della talpa come un loro desiderio di darsi un nuovo obiettivo di gioco (una mini-quest).
Obiettivo della quest sarebbe scoprire come gli assalitori hanno saputo che intendevano passare di lì.
La spiegazione è proprio una talpa? Non è ancora detto.
Magari ho lanciato addosso ai PG quell’agguato, ma non ho pensato a come hanno fatto i PNG a trovarli. Una svista (come nel caso del veleno di cui ho parlato sopra). O l’ho lasciato come elemento vago, dicendomi: “in qualche modo / grazie a una qualche soffiata lo hanno saputo”.
In questo caso, mi staccherei un attimo dalle ipotesi dei giocatori e cercherei di chiedermi onestamente quale sia la verità più logica. Forse è effettivamente una talpa, come pensano loro, forse no.
Se effettivamente ci fosse una talpa, la farei concidere con un PNG già incontrato in passato solo a patto che la sua identità (quella che avevo in mente finora, quella che avevo in mente quando l’ho interpretato) non confligga con questo elemento.
Se ho interpretato Gionni Blu avendo in mente un onesto, mite, remissivo membro della fazione alleata, non lo rivolterò come un calzino rendendolo la talpa, nemmeno se fosse il “colpo di scena” ideale (“Chi avrebbe mai sospettato del mite Gionni?!”).
Se ho interpretato Lena Fucsia avendo in mente una tipa spietata, ambigua, che pensa innanzitutto al suo interesse (anche se magari i giocatori non le hanno notate queste cose, eh), lei può essere una candidata a rivelarsi la talpa.
Magari, invece, ho lanciato addosso ai PG quell’agguato avendo già una mia spiegazione di come avevano fatto gli aggressori a precederli. Magari goffa. Magari, sentendo le ipotesi dei giocatori, mi sembra che la loro (quella della talpa) sia molto più “bella”. Però rimarrei coerente con la mia.
Credo (ma qui si va nel campo delle ipotesi) che potrei considerare di fare il “cambio retroattivo” solo in casi estremi (solo se la mia facesse proprio acqua da tutte le parti) e, a quel punto, solo a patto di uscire allo scoperto e dirlo chiaro e tondo ai giocatori: “Guardate, avevo pensato a un’altra spiegazione ma in effetti non sta in piedi. Vi va bene se cambio e inserisco questa talpa?”. Ma non mi è mai capitato.