"Non bilanciare più niente"

Queste sono alcune citazioni dei post di @Bille_Boo delle quali mi piacerebbe discutere, prendendo come riferimento i giochi OSR e dnd 5e. Si può dire che i primi non prendano in considerazione il bilanciamento, mentre il secondo si.

Cosa intendo con bilanciamento?
Intendo l’insieme di procedure che permettono all’arbitro di creare una sfida (sia essa un mostro, una trappola, una situazione pericolosa…ma in questo post mi riferisco agli incontri in senso più generico) la cui difficoltà e pericolosità è calcolata in base al livello di potere dei personaggi o che in generale usa il livello di potere dei personaggi come punto di riferimento. Qualche esempio: le procedure per creare un dungeon adatto a personaggi di livello 3 (livello dei mostri, output di danno, entità degli ostacoli), oppure la progettazione di un incontro per personaggi di livello 6 (calcolo della classe difficoltà dei mostri, progettazione di un incontro facile/medio/difficile/mortale).

Alcune premesse:

  • Questo post non ha l’obiettivo di invalidare il sistema di bilanciamento di dnd 5e, ma di ragionare sulla possibile applicazione della filosofia OSR a dnd 5e.
  • La mancanza di bilanciamento comporta tutta una serie di elementi extra, primo tra tutti la trasparenza al tavolo. Nel momento in cui la mancanza di bilanciamento viene applicata senza dare la possibilità ai giocatori di prevedere la difficoltà o pericolosità di una situazione non mi trovo più d’accordo con questo approccio. Nel scrivere questo post do questo punto per assodato.

Bisogna considerare che ci sono vari “livelli” di bilanciamento: in alcune situazioni si bilancia tutto, in altre si bilanciano solo alcune cose (che mi sembra sia la procedura usata da te @Bille_Boo, da quello che hai scritto), e infine si può non bilanciare niente. Anche le intenzioni dietro il bilanciamento sono molte: voler creare scontri su misura dei personaggi, una sana o insana passione per queste procedure oppure il desiderio di avere il controllo sugli eventi e sul successo dei giocatori ( e qua si finisce con il parlare di master intrattenitore e non di arbitro). Direi che in questo contesto ha senso concentrarsi sulle intenzioni “positive”.

La mia curiosità più grande è capire in base a cosa si decide di bilanciare oppure no.

Il bilanciamento, in base alla mia esperienza personale, comporta tutta una serie di responsabilità per il master. Prima di tutto lo porta a creare eventi e situazioni basate sui personaggi più che sulla realtà di gioco. Incontrare un ogre non dipende tanto dal mondo di gioco, quanto dal fatto che i personaggi sono di un determinato livello. Scegliendo di bilanciare ci si preclude per esempio l’incontro con un gigante delle colline. Nel nostro mondo di gioco esistono i giganti delle colline? Certo, ma i giocatori non lo incontreranno per adesso perché sono di un livello troppo basso. Non voglio dire che un approccio è giusto e un altro è sbagliato, ma piuttosto capire se ne vale veramente la pena (di bilanciare).

Seconda parte del ragionamento: se il master sbaglia a bilanciare e i giocatori si aspettano un gioco bilanciato entrambe le parti guardano a ciò come ad un fallimento. E su questo aspetto mi sento abbastanza sicuro nel dare un giudizio negativo. Inoltre è un comportameno diffuso la creazione di personaggi competitivi e un’ esagerata attenzione per le performance di combattimento dei personaggi. Secondo me questi modi di vedere il gioco mettono un’enorme pressione sul master, che per forza di cose si sente in competizione con i giocatori.
Capisco comunque che una grande fetta delle abilità dei personaggi rende al meglio in un combattimento. Ed essendo dnd 5e un gioco che punta tanto sul combattimento capisco la presenza di procedure per bilanciare il gioco. I giochi OSR per far di tutta l’erba un fascio sono focalizzati sull’esplorazione e quindi non si pongono questo problema (è solo uno dei motivi).
Descrivo meglio alcune delle mie esperienze. Quello che mi ha allontanato da dnd 5e è stata proprio la pressione generata dalle responsabilità alle quali @Bille_Boo ha fatto cenno. I giocatori costruivano i loro personaggi in modo strategico, come se si preparassero ad un braccio di ferro, e io reagivo cercando di creare situazioni bilanciate. Si parlava tanto dell’output di danno, delle combo e di tutte queste cose. Non è assolutamente l’unico modo di giocare dnd 5e, ma penso sia il più diffuso. Nei casi in cui questa concezione del gioco non emergeva la responsabilità rimaneva comunque perché il gioco spinge a risolvere molte situazioni grazie al combattimento quindi i giocatori si aspettano di avere successo nei combattimenti. Se falliscono non sono spinti a chiedersi “perché non siamo fuggiti? Perché non abbiamo risolto la situazione in un altro modo?”, ma spesso la colpa del fallimento è data a come il master ha bilanciato l’incontro. Può anche verificarsi la situazione opposta: i giocatori si lamentano per un incontro troppo facile. Ma non sempre è coerente creare situazioni all’altezza del livello di potere dei personaggi. Nonostante ciò il gioco spinge verso il combattimento e quindi i giocatori si aspettano di trovare sempre sfide intriganti e alla loro altezza (dei personaggi). Ok, ma è coerente una tale concezione con il mondo di gioco che si vuole creare e la sua coerenza? In un contesto realistico si ha sempre a che fare con confronti equi? Assolutamente no, anzi, situazioni del genere sono molto rare. Negli OSR è diffusa questa idea e funziona. Ma come ho già detto gli OSR non puntano sul combattimento come dnd 5e.

Quello che vorrei provare a vedere è se dnd 5e può essere divertente e interessante da giocare fregandosene del bilanciamento. Nel momento in cui non si può fare affidamento sulla “comfort zone” del gioco (il combattimento) , quali opzioni rimangono? Tantissime, secondo me. Non ci vedo una grande differenza con gli OSR su questo fronte. DnD 5e è giocabile come un OSR? Secondo me si. Nei prossimi mesi è mia intenzione fare qualche esperimento (ho masterato dnd 5e per due anni e ho sempre bilanciato gran parte degli incontri).

Giocando dnd 5e e rigettando il bilanciamento “universale” (e anche l’assenza di bilanciamento) rimane però il problema del perché si decide di bilanciare un determinato incontro oppure no. Questo tipo di decisione mette in dubbio la figura del master come arbitro, perché a mio vedere mostra che c’è un desiderio di controllo per quel che riguarda determinate situazioni. Si decide di bilanciare solo le cose che i personaggi devono per forza affrontare o hanno alte probabilità di affrontare? Quali significati ha questo approccio in termini di neutralità del master, verosimilità del mondo di gioco e importanza delle scelte e delle strategie dei giocatori?
Quello che voglio provare a fare è giocare a dnd 5e con l’approccio degli OSR: costruire il mondo di gioco non su misura dei personaggi, ma rispettando solo la sua coerenza. Concependo il mondo di gioco come qualcosa di indipendente e precedente ai giocatori. Ma questo non vuol dire che tutte le situazioni siano sproporzionate ai personaggi, l’importante è che non siano dovute ad una preparazione a tavolino (con quali obiettivi?), ma ad una normale conseguenza del creare un mondo realistico. Sicuramente viene già giocato in questo modo e magari avete qualche esperienza di tal genere! Io purtroppo no.

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