Kagematsu : perché é importante giocare le donne come tali

Questo é un AP sulla mia partita a Kagematsu alla Gnoccocon24. L’ho scritta di getto sulle note del telefono e se non é formattata bene é per questo, scusate in anticipo!

Mi é venuta voglia di scrivere questo actual play su Kagematsu perché oggi per la prima volta ho visto in maniera inequivocabile quanto questo gioco tenda a rompere i castelli di sabbia del giocatore “disfunzionale”. Faccio una piccola premessa: é già la quarta volta che porto il gioco come one-shot a varie Con, quindi ormai mi sono abituata a giocare il Kagematsu e ad oggi posso dire che per me non é un ruolo che mia sconvolgente.

Certo, all’inizio é stato bello fare il ronin strafottente, ma alla quarta volta mi sono resa conto che il personaggio quello é e quello rimane, con variazioni sul tema dove necessario. Per questo motivo mi sono chiesta se effettivamente per la controparte maschile fosse le stesso o se in qualche modo andasse a toccare qualche corda a me ignota.

E mi sono resa conto che si, lo può fare, ma solo se si lasciano da parte delle cattive abitudini che alcuni giocatori hanno. Mi spiego meglio.
Eravamo in 4 (io, @LordPersi , A e B) ma per questo AP é importante ricordarsi solo di due giocatori: A e B.
A é super dentro The Forge e tutto il companatico e non ha avuto nessun problema a giocare la donna del villaggio, ha ascoltato, ha cercato di capire che tipo di ronin avesse davanti, ha fatto i tiri in ordine e ha re incorporato quello che io facevo. Fantastico. La sua donna é diventata la mia amata per ovvi motivi.
B invece ha fatto decisamente piú fatica.

Già mentre spiegavo le regole ho dovuto fermarmi e spiegarle di nuovo perché avevo capito che non mi stava ascoltando sul serio. Mi ha chiesto diverse volte come funzionassero alcune meccaniche, soprattutto la differenza tra i segni d’affetto e i gesti disperati e come segnarli sulla scheda. Ma fin qui tutto ok, non mi faccio assolutamente problemi su questo, sebbene ripetere le stesse cose alla lunga é un po’ noioso.
I problemi “seri” sono spuntati quando abbiamo iniziato a giocare. Dopo la prima scena con la sua donna B ha deciso di voler subito puntare a segni d’affetto difficili da ottenere alla seconda scena.
Ovviamente li ha falliti e si é frustrato abbastanza, ma questo non l’ha fermato dal ripetere ancora questo modus operandi inconcludente.

Inizialmente non ho capito la sua scelta e ho ingenuamente pensato che non avesse capito proprio il gioco.
Dopo un po’ che giocavamo mi sono invece resa conto che B stava trattando i segni d’affetto e , soprattutto, i gesti disperati come se stesse giocando to push his luck, prendendosi rischi dove sarebbe stato meglio non farlo solo perché poteva.
Quando ha capito che forse non era quella la mossa ottimale e ha provato ad andare in ordine e ha iniziato a superare i tiri.
Ci sta, nessuno nasce imparato, anche se quella di andare in ordine può sembrare una scelta abbastanza intuitiva.

Dopo un po’ che giochiamo B fa un’altra osservazione: non gli piace molto impostare le scene solo in due e non in gruppo.
Effettivamente il gioco porta un po’ a farlo sebbene il manuale preveda scene in gruppo se si vuole. Gli chiedo cosa non gli piaccia di questo aspetto e lui mi dice che semplicemente non vede un tornaconto personale nell’ ascoltare le scene degli altri e nel prestare attenzione. Che ve lo dico a fare, red flag grossa come una casa.
Meno male che era ora di pranzo e sia A che Alessio si sono messi a spiegargli perché é essenziale ascoltarsi e re incorporare al tavolo di gioco, oltre che altre abitudini utili.
Tuttavia anche durante questo discorso non ho visto B convinto, mi sembrava come se le informazioni gli entrassero da un’orecchio e gli uscissero dall’altro.
Vabbé, continuiamo a giocare, finalmente per la prima volta provo la fase della battaglia finale contro la minaccia, tiriamo i dadi e finisce il gioco. Kagematsu rimane a difesa delle donne ma l’Oni che ha mutato tutti gli uomini del villaggio in pietra ha la meglio e lo uccide. Il villaggio é perduto, oh no, very sad.

Entriamo in debrief. Alessio non c’é per vari motivi e io rimango sola con A e B faccio ad entrambi le solite domande: vi siete divertiti? Cosa vi ha convinto? Cosa non vi é piaciuto? Ecc ecc.
A si é divertito da matti, era la prima volta che giocava e che provava un’esperienza di gioco cosí diversa dal solito, dice che é stato difficile mettersi nei panni di una donna ingenua ( aveva 5 di innocenza, 2 di fascino) la cui unica speranza é questo guerriero spocchioso e un po’ stronzo e che il gioco é perfettamente bilanciato per essere frustrarte e far capire il dramma personale dell’essere donna in una società medievale.
Ottimo!! Grazie A: spero che le tue matite siano sempre appuntite e i tuoi dadi tirino sempre bene.
B anche dice la sua e capisce di non aver giocato benissimo e di aver fatto degli errori. Capita a tutti e non é un dramma.
Prendendo la palla al balzo glielo confermo, dicendo che non é stata una scelta ottima quella di iniziare con le cose piú difficili e lui mi dice che l’ha fatto per provare a fare un po’ di push your luck, come avevo intuito.
E poi dice: “secondo me si dovrebbe dare una ricompensa extra per i tiri piú difficili per invogliare il giocatore a farli”.

Io, detto sinceramente, non avevo capito l’affermazione. E non é la prima volta che succede. É evidente che io e B non pensiamo allo stesso modo.
A a questo punto gli spiega che per lui non ha senso questa affermazione perché diventerebbe un’altro gioco e farebbe perdere il senso di quello che Kagematsu é: un gioco che deve mettere gli uomini nella condizione di essere COSTRETTI a sottostare a Kagematsu in quanto Kagematsu é la loro unica speranza di sopravvivere alla minaccia. Non ci possono essere ricompense extra perché l’unica ricompensa é l’aiuto di Kagematsu, oltre a quello c’é solo la morte per le donne.

E il mio cervello é esploso. Ho finalmente capito perché B si stesse trovando male a giocare e perché io non riuscissi a dare un senso logico alle sue scelte: B non stava ragionando come una donna in una situazione disperata.
B si é seduto al tavolo e ha provato a giocare a Kagematsu con la sua solita mentalità di gioco: prendendo un rischio non necessario laddove voleva perché é cosí che solitamente affronta una sfida; non ascoltando le persone al tavolo quando lui non é in scena perché non é abituato a farlo; non chiedendosi chi fosse il ronin o come vincere il suo amore ;aspettandosi un premio extra quando il gioco si fa piú difficile e la posta é piú alta.

B ha interpretato il ruolo della donna in Kagematsu ma senza uscire mai dalla sua condizione di maschio al tavolo. E cosí facendo non ha capito il gioco e questo l’ha frustrato.

In via traverse questo AP mi ha fatto capire quanto il design di Kagematsu sia efficiente a far uscire allo scoperto le differenze di genere riguardanti il gioco.

8 apprezzamenti

Immagine thread:

image

Ciao, sto usando un traduttore quindi sono sicuro di aver perso delle sfumature, ma ho capito i punti principali.

Quello che dici sembra una buona indicazione del fatto che il gioco non può giocarsi da solo, cioè non vincola il giocare a tal punto da non poter scegliere come giocare la donna dal punto di vista tematico, in modo che risulti sempre giocata “giusta”.

Al contrario, pone la domanda se si è all’altezza della sfida creativa.
Questo mi fa venire voglia di giocarlo.

Originale in inglese

Hi, I’m using a translator so I’m sure I missed nuance, but I got the main points.

What you’re saying seems like a good indication that the game can’t just play itself, i.e., it does not constrain play so much that one does not have a choice of how to thematically play the woman, so that play of her always comes out feeling “right”.

Instead it asks the question of whether one is up to the creative challenge.

This makes me want to play it.

4 apprezzamenti

Ricordo preventivamente agli avventori della Locanda le linee guida sull’interazione con gli ospiti non italofoni.

1 apprezzamento

Ciao @Hans_Otterson , piacere vederti qui[1], benvenuto!

Chiarisco una sfumatura che forse la traduzione automatica in italiano del tuo post non è riuscita a cogliere, e correggimi se sbaglio.

Riassumendo in italiano idiomatico, il punto sarebbe che il gioco non ti fa giocare la donna (vincolandoti e producendo un risultato ricorrente indipendentemente dal tuo contributo), ma ti chiede di giocare la donna (e ti dà la responsabilità di scegliere come farlo).


  1. Io e Hans abbiamo partecipato insieme all’Happening di Adept Play a Norrköping ↩︎

2 apprezzamenti

Ciao Hans,
Ti consiglio vivamente di giocarlo perche credo sia un gioco di ruolo molto formativo.
Il gioco di per se non ti mette paletti per la creazione del personaggio, ma ha i suoi limiti riguardo cosa una donna può fare ed é una scelta voluta.
Può sembrare limitante all’inizio ma in realtà ti sprona a metterti in discussione e a cercare un approccio diverso da quello che si usa in giochi molto piú tradizionali.
Lo trovo geniale anche per questo.

1 apprezzamento

Ciao @ranocchio , e grazie per l’invito al thread. Quello che hai detto riguardo all’invito e alla responsabilità di interpretare la donna è perfettamente in linea, credo.

Originale in inglese

Ciao @ranocchio , and thanks for the invite to the thread. What you’ve said about being invited and responsible for playing the woman is exactly it, I think.

1 apprezzamento

Ciao Benedetta, ora faccio anche io qualche commento dato che me l’hai chiesto in privato, anche se davvero non saprei cosa aggiungere. Questo è uno dei post migliori che leggo sulla Locanda da diversi mesi, e in generale mi ritrovo con quello che hai scritto. Apprezzo anche molto come tu, come giocatrice, abbia una consapevolezza intuitiva e una capacità di esporre chiaramente concetti che io sono riuscito a elaborare solo dopo essere entrato in contatto con vari tipi di teoria del GDR.

Non penso nemmeno di essere particolarmente qualificato per dire cose più autoritativamente di te: sei molto evidentemente capace di fare riflessioni consapevoli senza il mio intervento e ho giocato molto meno di te a Kagematsu.

Provo comunque a contribuire qualcosa. Vedo alla fine due diversi argomenti che hai sollevato. Il primo è che l’approccio al gioco di B fosse sbagliato. La seconda è che tutto ciò abbia qualcosa a che dirci sui rapporti di genere tra le persone al tavolo e il loro modo di intenderli.

Sia chiaro che non penso che questi due argomenti siano per davvero scindibili, considerato che sia il gioco che il contesto sociale rende le dinamiche uomo-donna estremamente rilevanti a questa sessione. E in secondo luogo non penso di avere la preparazione per commentare in profondità su aspetti psicologici e sociali così ricchi di sfumature.

Però ecco, posso provare a proporre alcune domande che vale la pena chiedersi, senza necessariamente voler arrivare a una risposta qui e adesso.

  • Secondo che metrica l’entità dei problemi che hai vissuto in questa sessione è causata dalle cattive abitudini di B rispetto al GDR, piuttosto che dall’incapacità di lui di inserirsi nel ruolo di una donna in un contesto dove dipende solo dal capriccio di un uomo?

  • Kagematsu specificamente aiuta a mettere in vista questi problemi in maniera più chiara di altri giochi? Se sì, perché secondo te? Sono le dinamiche di genere a renderlo tale, o le dinamiche di potere tra le donne e Kagematsu, o un misto di entrambe? In quale capacità il giocare con i ruoli e il genere dei giocatori di Kagematsu evidenzia questi problemi più che un Kagematsu ipotetico a cui mancano questi vincoli?

Ripeto, non ho risposte e non intendo suggerirne alcune, e forse le cose sono così intrinsecamente legate da non potere nemmeno darne.


P.S. Ci tengo anche a sottolineare che lo scopo di questa conversazione non è quello di flagellare B (e hai fatto bene a non pubblicare il suo nome).

3 apprezzamenti

Ciao @Bi.effe, grazie per il thread! Dovrò sicuramente giocarci. All’Happening di Norrköping ho giocato a It Was a Mutual Decision, in cui gli uomini devono interpretare un personaggio donna e le donne un personaggio uomo. È un ottimo espediente (anche se chiamarlo espediente è forse banalizzante) e mi piacerebbe ripeterlo con Kagematsu.

Originale in inglese

Ciao @Bi.effe , thanks for the thread! I will definitely have to play it. At the Happening in Norrkoping, I played It Was a Mutual Decision, in which men must play a woman character and women must play a man character. It’s a great device (though calling it a device is perhaps trivializing), and I’d love to do it again in Kagematsu.

2 apprezzamenti