Leggendo questo ho fatto un paio di salti mentali. Sei mai stato ad una Cena con Delitto? Tralasciando la cena, il resto della serata sono sotto-giochi di vario tipo che ti forniscono un indizio, attori ai quali fare qualche domanda, e un processo di ragionamento che porta a trovare la verità in mezzo agli indizi accumulati.
Se questo trovare la verità può essere considerato l’investigazione di cui parli, allora il tipo di gioco può effettivamente essere quello ottenibile con una Cena con Delitto.
E se sostituisci gli attori con il Master, e i sotto-giochi con qualche scena di combattimento (o altro che i tuoi giocatori si aspettano di trovare al tavolo), ottieni un GdR d’Investigazione.
Odio la “cena con delitto” con tutto me stesso.
Anche alla fragola.
Una caccia al tesoro con colore.
Se per te è gdr investigativo…
Più o meno è come parlare dei master (o dei giocatori in generale) che si sentono grandi autori di Fantasy, e usano il GdR come palcoscenico.
Poi ovviamente seguono, in ordine, la creazione di sistemi personalizzati (perché ovviamente nessuno delle centinaia pubblicati soddisfa appieno il suo palato), e l’autopubblicazione dei suoi racconti basati sulle campagne fatte con gli amici.
Scherzi a parte, mi sa che il nostro hobby ha bisogno in generale di una ridimensionata all’ego. Ecco che anche la più umile cena con delitto torna di diritto ad essere un gioco di egual caratura.
Poi i gusti son gusti, ma era tanto per dire.
Nelle mie campagne, complice forse anche l’attesa settimanale, se parlo di due o tre dettagli specifici all’interno della narrazione (e non ne aggiungo alcuno che sia senza importanza, o fuorviante) c’è comunque la forte possibilità che i giocatori non li notino, o li accantonino - anche quando c’è un enfasi equivalente a quella di avere un alone luminoso intorno, se fosse un videogioco…
Figuriamoci quando provi a fare una sessione investigativa. Il gruppo non è Sherlock Holmes, così come il master non è George RR Martin, così come le cene con delitto non sono libri di Agatha Christie
boh, non riesco ad entrare nel paragone e stabilire un nesso fra le 2 cose.
Non so che aggiungere di pertinente. Forse che la descrizione che hai fatto prima, con sostituzione di master e combattimenti agli elementi di una Cena con Delitto, come credo di avere anche già scritto sopra nel post da te citato, è una “normale” esplorazione, magari anche con storia emergente.
Si torna nuovamente alla discussione già fatta.
Non credo di poter definire in senso stretto investigazione questo tipo di giocata, non più di quanto definirei dramma questo tipo di giocata.
Ma tant’è, forse è solo questione terminologica (io credo di no).
Per il resto solo una sottolineatura: trovo sanissimo che si voglia essere autori di fantasy (a scanso di equivoci, non ho mai scritto una riga e non credo lo farò mai) e che si voglia stare sul palcoscenico.
In effetti, credo che per molti giocare di ruolo possa surrogare proprio l’incapacità di essere Martin o De Niro.
E non ci troverei nulla di male.
Quanto all’ego, beh, può essere che nell’ambiente ci sia del gonfio.
I can live with that too.
Vedo che finalmente posso dire di avere qualcosa in comune con @Davos
Scherzi a parte: ci sono diversi modi (che io sappia) di organizzare una cena con delitto. Se ci riferiamo a quello classico, cioè in cui degli attori (che conoscono la trama) interpretano i sospettati, tra cui il colpevole, mentre i commensali che cercano di scoprire il colpevole sono un “pubblico anonimo” che non entra a far parte della storia, non potrei definirlo GdR: chi gioca non è un personaggio, non entra a far parte della storia e non può influenzare cosa succede, può solo assistere e indovinare chi è stato. Di fatto è una caccia al tesoro.
Un GdR per me richiede di avere un proprio personaggio nella storia, fargli compiere delle scelte, e affrontare attraverso di esso le conseguenze che quelle scelte hanno sulla storia.
Mi è capitato di partecipare anche ad un altro tipo di cene con delitto, tra amici, in cui non c’erano attori. Ogni commensale aveva invece un personaggio assegnato, e aveva ricevuto in segreto un “pacchetto” di informazioni di cui quel personaggio era a conoscenza. Il delitto era già avvenuto e non c’era una trama specifica, ognuno indagava per conto suo (ovviamente c’era anche chi interpretava il colpevole, sapeva di esserlo e agiva per intorbidare le acque). Quelle, forse, potrei definirle GdR, da un certo punto di vista.
Se penso a cosa mi hanno insegnato sul gioco investigativo, devo dire che mi hanno insegnato molto, anche se in negativo: oserei dire che mi hanno fatto capire come non si crea un buon gioco investigativo . Ma è solo la mia esperienza soggettiva e sicuramente è influenzata da tante cose poco ripetibili.