Ho chiesto a Ron Edwards il permesso di tradurre il testo dei suoi video riguardanti la fenomenologia dei giochi di ruolo. So bene che già il video originale è una bozza, ma l’idea è anche di farlo come preparazione al rilascio della serie di video finita, che potrebbe avvenire tra qualche anno. L’obiettivo finale sarebbe la produzione di dei sottotitoli, o magari addirittura del doppiaggio, da applicare ai video di Ron.
Il tutto mi è venuto in mente data la necessità di linkare questi video, e l’essermi reso conto che sono estremamente ostici per chi non abbia una piena padronanza dell’inglese.
Posterò in questo thread le varie parti che completo, passo per passo. Chiedo gentilmente il vostro riscontro riguardo alla precisione della traduzione, che è estremamente difficile dato il linguaggio molto preciso e l’uso di espressioni idiomatiche.
Per adesso non ho deciso come tradurre le varie parole relative a ‘fiction’, ‘story’, ‘narrative’, ‘narration’, che come sappiamo sono estremamente diverse in italiano, e le ho lasciate il più possibile simili alle originali. Se vi servisse una dimostrazione che l’uso di ‘fiction’ in inglese non è così limpido come sembra, e che è una parola con moltissime sfumature di significato, questa serie di video dovrebbe dimostrarvelo.
Fenomenologia, Parte 1: Che cos’è?
Benvenuti al primo capitolo di “Fenomenologia”; questa parte si chiama “Che cos’è?”.
Stiamo parlando di un gruppo di persone che stanno al contempo socializzando ed essendo creativi, e ciò non è qualcosa di sconosciuto all’umanità. Abbiamo visto nel passato ogni tipo di media e fenomeni di produzione di intrattenimento. Penso che questo in particolare abbia delle proprietà uniche, e lo scomporrò in due parti correlate.
Autore + Pubblico
la prima è che, storicamente, se parliamo di qualcosa che produce ‘fiction’, c’è solitamente una separazione netta tra l’esperienza che attraversa l’autore e quella che attraversa il pubblico.
Provate a vederla così: c’è una persona creativa che sta producendo un’opera di ‘fiction’ di qualche tipo ed è sottoposto a chissà cosa. Magari molto deliberatamente applica una specie di processo che percorre passo passo, o forse d’altra parte si trova in un delirio allucinatorio creativo, una specie di trance e —puf!— si ritrova con una storia. Non importa come.
Vorrei davvero concentrarmi sulle componenti di questa ‘fiction’ — ho detto ‘storia’, ma in realtà intendo semplicemente ‘fiction’. In ogni caso, egli sta producendo queste componenti, e chissà come queste componenti saranno assemblate o in che ordine siano state create. Passiamo alle circostanze del pubblico che in qualche forma la riceve — cinque minuti dopo, cinquecento anni dopo, non importa — e la sperimenta nell’ordine in cui è presentata, potrebbe anche essere presentata in ordine diverso ogni volta, ma non importa: la sperimenta in un qualche ordine e in una qualche forma.
Il quando il pubblico cominci a percepirla come ‘fiction’ e il come la elabori in un qualche tipo di coinvolgimento è un processo completamente diverso da qualunque cosa abbia fatto l’autore: sono scollegati. Storicamente, la parte relativa all’autore è stata in generale sconosciuta, in generale invisibile. Tipicamente è anche tenuta un po’ nascosta, fino al punto che magari potreste averne sentito parlare come di un qualcosa di mistico: avrete sentito dire “è mistico”, “chissà che accade”, “è inenarrabile”. Oppure, è stato ridotto in qualche modo a una neurosi: identifichiamo ciò di sbagliato che ha quella persona che la rende capace di farlo. Un altro modo è quello di creare una specie di fascino professionale, l’idea che qualcuno possa provare e provare e provare e non sarà mai nient’altro che un dilettante, ma che quest’altra persona in qualche modo è dotata.
Vorrei allontanarmi da tutto questo e dire che qui in questa attività, parliamo di oggi, la cosa singolare è che qualunque cosa siano quei due processi, avvengono contemporaneamente. In aggiunta il primo — quello dell’autore — è nudo, è esposto, è in divenire, è soggetto all’esame non solo degli altri creativi che partecipano, ma anche allo stesso gruppo di persone (incluso quello stesso praticante!) come pubblico. E dunque è un qualcosa di veramente diverso e singolare. Potrebbero esserci dei paralleli storici, o magari no.
‘Storia’ e ‘Fiction’
Riguardo alla seconda e come ho detto correlata parte, userò una parola difficile, che è ‘storia’, e voglio concentrarmi per un momento sul fatto che storicamente, per tutti questi anni, in generale quando chiunque produce della ‘fiction’ sta anche producendo una ‘storia’, e lasciamo per il momento da parte qualunque caso limite possa venirvi in mente. Sto dicendo che questo è ciò che è tipicamente avvenuto con la letteratura e con una varietà di fenomeni derivati.
Quindi sappiamo che la produzione di ‘fiction’ è stata frequentemente sinonimo della produzione di una ‘storia’, e questo potrebbe generare confusione: qualcuno potrebbe dire “aspetta un attimo, ma non sono la stessa cosa?”, oppure “qual è la differenza tra … quand’è che una ‘fiction’ non è una ‘storia’?” e tutto questo genere di approcci iperanalitici.
Vorrei cercare di restare sul semplice: parliamo di ‘fiction’ come le persone che stiamo immaginando, a cui stiamo pensando, che stiamo visualizzando, vedendo su uno schermo, con cui ci stiamo coinvolgendo, mentre fanno le loro cose e attraversano le loro situazioni, e dell’idea della ‘fiction’ come il mezzo (medium) in cui ciò è creato, di cui ciò è creato. Lasciamo perdere termini come ‘the narrative’, che più o meno buttano tutto quanto in un frullatore, e invece diciamo “questo è interessante”.
Dato quello che ho detto riguardo alla separazione dell’autore, nella maggior parte dei media abbiamo il modo in cui l’autore si cimenta con la materia della ‘fiction’, e nel caso in cui stiamo parlando una ‘storia’ è prodotta (e esito addirittura a dire che sia l’autore a creare la storia perché è un’affermazione così carica, ma in fin dei conti se non avesse fatto niente non sarebbe accaduta, quindi ipso facto l’autore in qualche modo crea la storia) e poi abbiamo ciò che sperimenta il pubblico quando incontra il mezzo fisico in questione e vi si coinvolge (non è passivo, il pubblico non è una sorta di tabula rasa dove il contenuto della ‘fiction’ viene scritto) e a meno che gli ‘ingranaggi’ del loro coinvolgimento non stiano interagendo con ciò che stanno incontrando, a meno che i loro criteri per che cosa rende un’esperienza gradevole (in questo caso usiamo pure le parole tabù ‘una bella storia’) a meno che tutto ciò non accada e che non abbiano pensato a criteri per questo, allora è un fenomeno infruttuoso.
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Di cosa è fatto
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Vividezza e conseguenze
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Content: openness
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Content: idiom
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Chi e come
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Giocare di proposito
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Un’ultima cosa
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