The Pool - Applicazione dei tratti e vincoli sulle dichiarazioni

La cosa che mi è poco chiara è se la descrizione del modo (quindi dell’azione) con cui si intende perseguire l’intento abbia dei vincoli nei Tratti/Storia del personaggio o meno. A leggere la versione breve ma anche il pdf della versione (originale?) che circola in rete sembrerebbe di no.
Il regolamento che ho sottomano recita:
If you can show an obvious connection between your intention and one of your character’s Traits, you can add Bonus dice to your roll if that Trait has a Bonus.

Il giocatore può quindi fare dichiarazioni di qualunque tipo? L’astrobotanista di Tremula Lume può tentare di lanciare palle di fuoco dagli occhi? (Sto semplificando per rendere l’idea della questione). E’ lasciato alla maturità dei giocatori rispetto alla storia o esiste un qualche vincolo che non ho colto?

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Quella dei tratti è una delle cose che è istruttivo capire da soli giocando, e sperimentare vari modi di farlo.

Comunque su questo tema ti cito il saggio di Ron Edwards “Understanding The Pool” (Understanding_The_Pool.pdf), qui sotto la traduzione in italiano dell’estratto, mia con l’aiuto di DeepL.com.

Migliori pratiche: cosa significa veramente “usare” un Tratto?

I criteri di utilizzo dei Tratti, in giochi di questo tipo, non sono ben compresi, o se lo sono, non da me. Per esempio, la situazione di gioco attuale deve ovviamente già coinvolgere il Tratto? Per esempio, il giocatore deve interpretare il personaggio come “cattivo come la piscia di gatto” per convalidare il suo successivo uso meccanico del Tratto per ottenere dadi bonus? Questo significa che se non lo fa, il Tratto non è disponibile? Oppure vale il contrario, cioè che dichiarando che il Tratto viene usato meccanicamente, si alterano automaticamente le circostanze diegetiche, in modo tale da annunciare, o addirittura stabilire, che il personaggio è “cattivo come la piscia di gatto”, indipendentemente da come si è comportato finora nella scena?

Dall’osservazione del mio giocare a The Pool, così come di Primetime Adventures, Legends of Alyria, Hero Wars e una serie di altri giochi con caratteristiche simili, la risposta sembra essere “entrambi, a seconda delle necessità”, anche se il motivo per cui questa sia una risposta funzionale rimane misterioso.

So anche che, per far funzionare questi giochi, ogni Tratto dovrebbe essere limitato nella pratica. Non può essere applicabile a tutte le situazioni in cui il personaggio potrebbe trovarsi. Non credo sia necessario scrivere un paragrafo per ogni Tratto che ne spieghi i limiti, ma solo riconoscere che tramite il gioco troveremo effettivamente tali limiti nel tempo.

Ma questo solleva la questione fondamentale: una volta che un determinato Tratto viene invocato meccanicamente, o forse poco prima, chi decide se è ammissibile utilizzarlo? In realtà non lo so. La dura realtà è che se nominate un Tratto che non si relaziona con l’impegno degli altri nell’immaginato collettivo, allora non state contribuendo all’appagamento di nessuno, voi stessi compresi… e quindi la risposta di chiunque al tavolo sulla falsariga di “Che scemenza!” o “Non vedo come possa funzionare”, o qualsiasi altra cosa in mezzo, assumerà un peso sistemico.

Più avanti nel giocare, di solito tutti scelgono i Tratti dalle loro schede in continuazione, in un numero qualsiasi di modi, per un numero qualsiasi di azioni. A quel punto, non c’è alcun processo formale di approvazione o suggerimento; tutti operano secondo la determinata gamma di standard del gruppo per l’applicazione dei Tratti.

La mia aggiunta all’opinione di Ron è che nel caso delle mie partite ho trovato che responsabilizzare il giocatore che invoca il Tratto, per me, funziona meglio. Ovvero, se c’è un dubbio, e viene discusso, ma il giocatore è convinto, ha comunque l’ultima parola, o comunque si prende la responsabilità delle conseguenze di invocare un tratto in quel conflitto.

Parte di ciò che c’è da imparare qui è che come gruppo dovreste uscire dalla mentalità “se qualcuno non mi impedisce di farlo allora dovrei fare sempre la scelta numericamente più vantaggiosa”.

Ripeto comunque che dovresti sperimentare e trovare i tuoi standard per l’applicazione dei tratti.

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Mi sono reso conto che non ho risposto adeguatamente bene a parte della tua domanda, @DavideD.

Certo, tutto quanto stabilito sia nelle storie dei personaggi, ma anche qualunque contributo che in precedenza ha fatto qualcuno usando le proprie autorità in gioco, va preso sul serio e deve agire come vincolo sui contributi futuri.

Questa è la base del gioco di ruolo. Se il tuo gruppo infrange questo vincolo in assenza di regole esplicite, avete grossi problemi da risolvere in termini di ascolto attivo e reincorporazione dei contributi degli altri, e The Pool è uno dei giochi migliori per esercitare queste abilità.

Ti ringrazio…mi era sfuggito l’articolo. Il tema che affronta mi è ben noto e l’ho discusso molte volte con i alcuni tavoli (è tipicamente la questione della negoziazione in giochi come Fate o NtE ecc…) e la conclusione che ho sempre cercato di portare è proprio quella di uscire dal paradigma del vincere/perdere (scelta numericamente più vantaggiosa).

La mia domanda però non era esattamente questa. Non è tanto “quando entra in gioco un tratto”, piuttosto se esistono vincoli alle dichiarazioni che ciascuno può fare (vincoli da ricercare nei tratti o altrove, ammesso che esista un “altrove” in questo gioco).

Ampliando l’esempio di prima in maniera un po’ iperbolica: Marcus LaFaye appare descritto come un astrobotanista claudicante e odioso. Quei quattro righi di storia ci dicono molto di chi è e cosa il giocatore vorrebbe portare sul tavolo. Ma…il giocatore di questo PG potrebbe mai dichiarare che per raggiungere l’intento X dischiude le mani verso l’aggressore ed un raggio laser parte dai suoi palmi tentando di incenerire l’avversario?

Come dicevo, leggendo le regole, sembrerebbe di sì. Se la meccanica lo consente…il raggio laser dalle mani del vecchio iracondo (ma anche la materializzazione di un demone infernale evocato col pensiero, la trasformazione di un avversario in un fungo, ecc…) è una scelta legittima? O non lo è sulla base delle premesse che ci si è dati? E’ una scelta valida o no?

E torniamo alla domanda: esistono vincoli espliciti o è la maturità/l’accordo iniziale tra i partecipanti a evitare cose del genere?


Ok, letta la tua risposta edito.
Mi pare chiaro e validissimo il contributo “educativo” di questo gioco.

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Identifichi correttamente che, nonostante all’apparenza possano sembrare giochi simili, Fate e Not the End sono diametralmente opposti a The Pool per quanto riguarda questo aspetto.

Si infatti, ed è il motivo per cui mi sta intrigando questo gioco (anche nella sua componente “pedagogica”). Non digerisco bene quel tipo di sistemi ad aspetti/descrittori.

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