Parlo della matematica, visto il messaggio iniziale di froggy. Significa che per perdere lo stesso numero di dadi persi tirando 16 volte con 4 dadi (di cui 2 scommessi), devi tirare 41 volte con 16 dadi ( di cui 14 scommessi. Che alla fine sono quelli che perdi tutti insieme). Questo considerando uno stesso numero di monologhi della vittoria.
Nel caso in cui fai sempre monologhi della vittoria (quindi 6 monologhi della vittoria in più, tirando ogni volta 16 dadi) da 16 contro 41, passi a 25 tiri contro 41, per perdere lo stesso numero di dadi.
Riporto un messaggio mandato sul gruppo:
Anonimo: In secondo luogo: chiediti perché sia un problema per te che uno “vince troppo” o “troppo poco”
Il problema è che il dado serve per randomizzare. Se non randomizza non vedo perché usarlo. Sembra solo una scusa meccanica per responsabilizzare qualcun altro di una volontà di vincere.
Nella mia esperienza con l’attuale campagna a The pool, nessuno lo ha fatto, ma me ne sono accorto quando @Alek ha tirato 13 dadi per un conflitto (9 scommessi), che ha ovviamente vinto (non c’era alcun problema nella vincita di quel conflitto, ma era assodato che lo avrebbe vinto senza alcun rischio). Ergo il problema di tirare i dadi sin da principio.
Sto puntando il dito sul fatto che invece di aggiungere sempre il dado vinto dal successo ai dadi scommessi la volta dopo, fissi un numero alto di dadi nella scommessa e quando finisci per perderli tutti ne hai già il doppio nella pool.
Praticamente hai una pool infinita. Da una parte ti assicuri di vincere per abbastanza tempo, dall’altra continui ad accumulare dadi in vista della perdita dei dadi scommessi.
Per chi non ha invece dimestichezza con le probabilità, faccio capire la differenza tra tirare 20 e 22 dadi, ovvero avere la probabilità di successo del 97% o 98% (perché puoi anche aumentare i dadi puntati ogni volta).
(1-(5/6)^20) = 97%
(1-(5/6)^20)^87 = 0.1
Quindi 87 tiri per arrivare alla soglia del 10% che ho chiamato fallimento.
(1-(5/6)^22) = 98%
(1-(5/6)^20)^126 = 0.1
Quindi 126 tiri per arrivare alla soglia del 10% che ho chiamato fallimento.
Considerate che al 100% sono necessari ∞ tiri per raggiungere un fallimento, ovvero mai, per definizione di certezza e probabilità.
A mio avviso non è una buona cosa, anche considerando la percentuale di successo con 4/5 dadi che ti rimane nel caso in cui perdi tutti i dadi puntandoli sempre tutti (perchè tra tratti implicati, dadi dati dal master e dadi prestati da altri al tavolo 5 dadi alla fine li tiri).
Insomma ti rimane cmq un’ottima percentuale di successo, il che rende ancora più appetibile puntare sempre tutti i dadi.
Poi alla mia “difesa del randomizzatore” fatta anche qui sopra, nel senso che la selezione di un numero minore di dadi da puntare rispetto al totale aiuta a rendere tematico il conflitto e ad associarlo con le caratteristiche dei personaggi e della scena, @Osiride in gioco ha opposto che sarebbe vero e risolutivo se non fosse punitivo per i successivi conflitti.
Il senso è questo: se ora scommetto 4 dadi perchè associo al conflitto alcune circostanze e tutto sommato non lo ritengo decisivo ho buone possibilità di perdere dadi e quindi di non averli a disposizione per il successivo conflitto davvero decisivo.
Osiride mi ha convinto.
E anche questo aspetto spinge a puntare sempre il maggior numero possibile di dadi.
Ora ho capito il ragionamento di @_Elil_50 .
Ok. Faccio notare che 40 conflitti per The Pool sono un’enormità.
Ci passo anni a fare 40 conflitti.
Nelle mie partite mediamente ne sono usciti 5-6 a giocatore.
Se c’è interesse da parte del GM a limitare la percentuale di successo ottenibile rispetto a quello che normalmente consente il gioco, lo farà nell’ottica di avere conflitti più rischiosi e dove il fallimento (e conseguentemente l’autorità sulla narrazione da parte del GM e la perdita di dadi del pool) sarà più frequente. Per come la vedo io, questo renderà il conflitto più punitivo.
Come dici tu, con 9 dadi hai l’80% di successo e il 20% di fallire. Fino a prova contraria, questa percentuale è superiore al 10% di fallimento di 13d6. Quindi magari Il pool da 9 non è punitivo di per sé, ma lo è in misura maggiore del lancio da 13d6, se li confrontiamo.
Quindi, dal mio punto di vista, se il GM ha intenzione più pericolosi i conflitti, il massimale di dadi è uno strumento che può usare.
Il mio problema non è se usare 9 dadi (faccio l’esempio del mio PG) sempre, è che se ne uso 5 sto alzando drasticamente le probabilità di averne 4 la volta successiva.
Eli giustissimamente sottolinea che, se non tiro accettando il fallimento forse sto sbagliando gioco. Certo, ma se ho una scelta, faccio la scelta che il mio PG vorrebbe, ovvero di arrivare carico al momento decisivo.
spiegato così fa un po’ schifo, lo so, ma ho poco tempo.
Temo di essere stato frainteso, probabilmente ho fatto male a usare “punitivo” e ho lasciato intendere che parlassi in generale e non come confronto tra i due (più punitivo).
Ma al netto di ciò, rimango del mio parere: dare un massimale al pool di dadi è una scelta fatta per ridurre attivamente la possibilità dei personaggi di avere successo.
Esatto, in quanto il conflitto dà la possibilità di avere 2 esiti, non solo 1. Entrambi sono interessanti. Se ne neghi uno scommettendo tutti i tuoi dadi, senza correre alcun rischio: non tirare, semplicemente dì “voglio vincere questo conflitto” e sarà accettato.
Quando @alek ha scommesso 9 dadi dalla pool arrivando a 13 dadi tirati, per vincere la sua gara di corse, hai sentito un rischio che potessero essere persi?
Onestamente sono perfettamente contrario a questo concetto di “punizione”. Un rischio non è una punizione, è una situazione di tensione.
Se aumenti la probabilità di vincere, ma hai ancora probabilità di perdere, allora ti rosichi le dita, perché sai che vuoi far impegnare il tuo personaggio al massimo e:
se vince, grande trionfo
se perde, grande contraccolpo.
Se aumenti la probabilità di vincere, e non hai più la probabilità di perdere, hai solo 1 opzione interessante e tiri dei dadi solo per aspettare del tempo, prima di renderla evidente, oppure per fingere che qualcuno l’abbia scelta al posto tuo:
vince, grande trionfo.
Un giocatore non può ragionare in termini di “punitivo”. Dovrebbe interessarsi alle conseguenze dei fallimenti, o diventa un gioco come monopoly, ma con le vocine.
La gente non abituata a fare la matematica non ha veramente idea di quanto questa differenza, piccola perché tra 4% e 5% cambia solo un “1”, sia in verità grande.
Ho già fatto i calcoli sopra, riporto un piccolo pezzo.
Ed aggiungo la differenza tra un 50% ed un 75%:
(1-(5/6)^4)= 50%
(1-(5/6)^4)^3.5= 0.1
Quindi 3.5 tiri per arrivare alla soglia del 10% che ho chiamato fallimento.
(1-(5/6)^8)= 76%
(1-(5/6)^4)^8.7= 0.1
Quindi 8.7 tiri per arrivare alla soglia del 10% che ho chiamato fallimento.
Quindi vedete che passando da 50% a 75% aumentiamo di 5.2 tiri, prima di raggiungere la soglia del 10%, totalmente arbitraria ma realistica e consistente in tutti i calcoli.
Passando dal 97% al 98% aumentiamo di 39 tiri, prima di raggiungere la soglia del 10%.
Ed è normalissimo:
Io onestamente metterei un numero massimo di dadi tirabili (comprendendo bonus e scommessi) di 9 o addirittura 8.
Questo significa che per raggiungere il massimo:
se hai tanti dadi bonus, ne scommetti pochi e puoi perderne pochi.
se hai pochi dadi bonus, ne scommetti tanti e puoi perderne tanti.
Io ho pochissima esperienza con il gioco e men che meno con la matematica ma quando ho giocato ho proposto esattamente questa regola. Massimo 9 dadi tirabili, compreso bonus e scommessa.
La percentuale di successo è alta ma c è un grado di rischio significativo che ti lascia il piacere di scegliere se fare puntate più conservative, infilandoti in conflitti magari meno “definitivi” (scommettendo magari 3, 4 dadi …con la consapevolezza di poterli anche perdere).
Ci siamo trovati bene. Ci sono stati risultati altamente caotici…spesso hanno vinto i conflitti, ma qualche volta hanno perso tutta la pool. Ma non c’è stato l’assalto alla massimizzazione del pool.