Ok, adesso ho qualcosa con cui interagire. In realtà hai espresso chiaramente il tuo punto di confusione, però sono lievemente perplesso dalla tua capacità di coglierlo al volo senza ulteriore pratica di The Pool, e soprattutto preoccupato che ti sei buttato subito dopo a prepararti per giocare a Sorcerer senza risolvere questo problema fondamentale.
Iniziamo con il primo confronto; no, nonostante gli ettolitri di confusione buttati sulla questione dalla comunità del gdr, questa dinamica non ha niente a che vedere con Fiasco[1] o On-Stage o altri simili giochi di improvvisazione teatrale. Anzi, direi che quell’approccio è incompatibile, attivamente controproducente e che adottarlo ti sta frenando.
Cosa intendo con “incrocio tra gli apporti delle persone al tavolo”? Letteralmente quello, non ci sono significati nascosti. L’apporto è il tuo contributo, quello che stai portando. L’incrocio è quando due apporti funzionalmente diversi devono incontrarsi per creare qualcosa di nuovo. Nel caso del MdV di The Pool, si tratta dell’interazione tra la narrazione del giocatore e i retroscena contribuiti dal GM.
Questo incrocio non avviene con noi che parliamo a turni. Avviene con noi due che abbiamo prerogative diverse e dobbiamo parlarci e farci domande per procedere. Questa è la parte che tu, ahimé, mi sembri non capace di mettere in pratica.
Torniamo sul punto iniziale.
Ho detto che sarebbe una storia unico perché se so già tutto prima, io come master se voglio fare accadere cose il modo per farle accadere lo troverò sempre. Devo anche essere sorpreso dai giocatori e dando loro possibilità di inserire elementi ci posso anch’io costruire sempre. Sto sbagliando a vedere gli apporti dei giocatori in questa maniera?
Vedi che dici di comprendere la differenza tra retroscena e trama (futura), ma funzionalmente li consideri equivalenti?
La presenza o meno di un oggetto utile, come ti hanno spiegato gli altri, è un retroscena. Funzionalmente, avresti dovuto deciderlo prima di tirare, come ha detto @Bille_Boo. Il mio testo di The Pool istruisce che il MdV non dà autorità sui retroscena al giocatore. Eppure qui lo interpreti chiaramente come un elemento futuro della trama, non esistente fin quando non viene detto ad alta voce.
Posso anche spiegarti perché. In un contesto di railroading, il controllare i retroscena “dietro le quinte” e il tenerli più fumosi e indeterminati possibile è una maniera molto comune per il GM di dirigere la trama senza renderlo palese agli altri. Boh, chissà chi è quel tizio mascherato con cui interagite da tre sessioni (aspetta che lo rivelo all’ultimo momento in maniera che sembrerà che l’avevo pianificato!).
Però vedi, questa è la parte che non cogli secondo me — non è assolutamente necessario che sia così. Se giochi interpretando la situazione in maniera onesta e ascoltando, invece di voler “spingere” di qua e di là, è totalmente possibile giocare con l’autorità sui retroscena fermamente in mano al GM e non dirigere la trama in alcuna maniera.
Fondamentalmente stai risolvendo il problema della tirannia al tavolo offrendo al giocatore la possibilità di ogni tanto tenere lo scettro lui. Ma non c’è effettivo incrocio—o, normalmente, tu controlli, oppure durante il MdV controlla lui.
È che, senza che vai e provi a farlo, non posso dimostrartelo così qua sul testo. Devi fidarti di me, andare e provare a farlo, e quando lo vedrai con i tuoi occhi crederai che sia possibile, e che verrai sorpreso da quello che succede senza bisogno di passare lo scettro al giocatore. Anzi, senza bisogno di alcuno scettro.
Metafora
L’effetto che vedo spesso è simile a quello che succede a volte nelle aziende. Ad esempio, il CEO potrebbe dire “il mio ufficio ha la porta aperta, potete entrare quando volete se c’è un problema e dirmelo” (una roba che ho sentito spesso), ma poi si tratta di una frase di circostanza e tutti sanno benissimo che non possono andare dal CEO per questioni che non lo competono.
Immagina ora di essere il CEO di un’azienda, e di volere seriamente (per qualunque ragione) che i dipendenti vengano a parlare direttamente con te, e dici una frase del genere. Secondo te questi capiscono il messaggio? Chiaramente no. E se dicessi “No, ma davvero, io lo intendo davvero.”? Ti stupiresti che anche in quel caso non lo farebbero, perché non pensano sia possibile.
L’unico modo è convincerne uno o due a farlo e poi mostrare agli altri che è una cosa che effettivamente possono fare, viene presa sul serio, e funziona.
Almeno nella sua interpretazione più comune. ↩︎