Allora, di resoconti scritti delle partite non ne abbiamo, né registrazioni, per ora. In parte credo di aver già risposto a queste curiosità in una discussione sulla “Tana dei Goblin”. Scusami se copio e incollo la risposta:
Allora, la meccanica delle carte voleva essere una cosa semplice, quasi che si giocasse da sola, per non spaventare la gente con regole troppo complicate. In poche parole, chi inizia col jolly nero in mano è il Condannato e la Morte ha lo sguardo fisso su di lui. Chi resta con solo il jolly nero in mano viene portato via dalla Morte: è il personaggio che muore e, con la sua morte, finisce la partita (gli altri sono salvi).
In senso orario, tutti pescano, a turno, una carta dalla mano del Condannato. Se è il jolly nero, lo sguardo della Morte si sposta su un nuovo Condannato. C’è una frase rituale per questo, perché non ci sono altre conseguenze meccaniche, per rendere tutto rapido e semplice. Se si pesca una carta che si accoppia con una delle proprie, questa va scartata al centro del tavolo e si punta il dito contro il Condannato usando uno spunto dall’handout corrispondente al valore della coppia. È una cosa del tipo: “Tu dici che non vuoi morire, ma la Morte è qui per te perché in passato hai fatto questa merdata. Cosa hai da dire a tua discolpa?”. Infine, se si pesca una carte che non si accoppia, si usa il suo valore usando uno spunto dall’handout per scagionarsi. Qualcosa del tipo: “La Morte non è di sicuro qui per prender me perché io…”.
Si possono sempre fare delle domande aggiuntive per approfondire quanto abbiamo appena scoperto sui personaggi e sui retroscena. L’effetto è che quello che viene a generarsi è una piccola città con un passato torbido: ognuno ha fatto qualcosa di cui potrebbe pentirsi e non esistono anime candide. Inoltre, la Morte porterà via una persona a caso, per cui la morale che emerge, se vuoi, è che non c’è senso alla Morte. Nessuno può dirsi sicuro e a volte sono davvero i migliori che se ne vanno.
Però questa è una morale emergente, se vuoi. Il punto del gioco è divertirsi a vedere che retroscena emergono. Si potrebbe quasi dire che è un gioco di costruzione dei retroscena della comunità e di esplorazione dell’animo e delle motivazioni dei personaggi. Però così sembra dannatamente serio. A me sembra molto più leggero da giocare.
Per il tono delle partite, preciso anche che, di solito, il tono delle mie partite è sempre stato abbastanza serio, ma è successo proprio a fine dicembre che ci fosse una partita dal tono molto più scanzonato. Non è stato un problema né per gli altri partecipanti né per @StorytellingOwl, che vi partecipava. A mio giudizio, il gruppo può semplicemente attestarsi sul tono che preferisce dare alla partita, e farlo direttamente mentre gioca (senza accordarsi prima). La mia preferenza personale è per le partite più serie, però.
Spero di essere stato abbastanza chiaro su tutti i punti. In caso contrario, chiedimi ancora. In ogni caso, tutte le regole sono già disponibili qui (il testo è in revisione, ma le regole ci sono tutte):