Ciao @Xeno . Quello che hai detto è molto bello e sono contento che tu l’abbia scritto.
Dato che abbiamo anche avuto una conversazione in privato a riguardo, vorrei provare a estrarre uno degli elementi di quello che intendi con “onesto” che penso non sia emerso in questo thread, a parte forse un pochino dell’ultimo messaggio di @Viandante. Mi interessa questo elemento perché è qualcosa di davvero spesso trascurato nella conversazione sul GDR, e sono rimasto colpito che tu l’abbia sollevato. Poi dimmi tu, Alex, se ho male interpretato.
Fondamentalmente credo sia la differenza tra:
- Giocare ciascuno per sé o giocare una situazione insieme
- Interpretare la lettera delle parole invece che voler dare impatto a quello che una persona intende
Le due cose sono intrinsecamente correlate.
Ricordo di aver giocato una volta con un giocatore che non partecipa più a questo forum, e che io mi ritrovassi a balbettare la risposta del mio personaggio al suo. E lui lo prese come un appiglio per far sì che il suo personaggio prendesse in giro il mio perché balbettava. Sorvoliamo il fatto che c’è anche la sottointesa presa in giro di lui verso di me—la cosa importante è che io non ho mai inteso che il mio personaggio balbettasse, né avevamo prestabilito che il mio personaggio fosse balbuziente.
Ecco, questo mi sembra l’opposto di quello che hai descritto come giocare onestamente. Cioè, quando faccio una dichiarazione autorevole, ovvero che introduce qualcosa nella finzione narrativa, l’onestà sta nel fatto che tu ascolti in una maniera in cui ti importa sapere cosa intendevo comunicare, e quindi è quello che vale e non quello che interpreti tu, come vuoi tu. E che quindi fai anche domande per chiarire cosa intendessi.
Lo riporto alla tua sessione e all’idea che il dungeon fosse pericoloso.
Ciascuna situazione ha:
- A) elementi fissi
- B) elementi potenzialmente cambiabili
- C) elementi in bilico, che cambieranno di sicuro
(Ne servono di tutti e tre per essere una situazione giocabile)
In un altro gioco, in un altro contesto con altre persone, la sopravvivenza dei personaggi sarebbe stata nella categoria (A) o (B). In questo contesto ti premeva assicurarti che fosse chiaro che entrando nel dungeon essa entrava a far parte fermamente della categoria (B), potenzialmente (C), ma sicuramente non (A).
Un’incomprensione su ciò indica che fondamentalmente esistono due situazioni diverse in competizione al tavolo, che possono anche avere la stessa descrizione o descrizioni simili, ma per quanto riguarda “le pedine sul tabellone”, per fare il paragone con un gioco da tavola, sono completamente diverse.
Fondamentalmente volevi assicurarti che steste giocando la stessa situazione. E in secondo luogo volevi assicurarti che il giocatore intendesse fare quello che ha detto. Cioè, se il giocatore avrebbe avuto delle conseguenze negative facendo quella scelta non solo sarebbe stato ingiusto per lui, ma sarebbe stato insoddisfacente per te, perché non avresti visto lo svolgersi naturale di quella situazione, ma semplicemente il risultato di due persone che non stanno giocando insieme che vanno a cozzare. Al meglio confusione, e al peggio frustrazione.
E mi sembra giusto chiamare questo atteggiamento onestà.
Un’altra persona avrebbe detto “ah beh adesso gli insegno una lezione, così impareranno per la prossima volta” (come viene consigliato anche in alcuni testi storici). Sono contento che tu non l’abbia fatto.