Ok, eccomi: quarantenne da qualche anno, ex manager di negozio informatico, ora reinventatosi disegnatore tecnico. Per sentirmi un umano migliore ho intrapreso la via del soccorritore volontario.
Appassionato da sempre di GdR, ho fatto da proof-reader e da tester per le meccaniche a tanti piccoli e grandi autori. Ho giocato un po’ di tutto, con ogni genere di persona.
In gioco affronto qualunque tematica, e al contrario di Red Dragon io tendo più alle ambientazioni cupe §, ma non disdegno quelle più solari.
Vorrei che il gioco fosse amichevole e inclusivo verso la comunità LGBTQ+ (di conseguenza, non posso relazionarmi con razzisti, bigotti, misogini ecc.). Anche se è comune avere in gioco temi che aborro nella realtà, pretendo che ci sia un confine netto fra ciò che accade in gioco e ciò che i giocatori ritengono giusto.
Nota §: giusto per raccontarvela, attualmente ho due campagne in ballo coi miei gruppi storici.
In una i personaggi sono negli inferi, dopo che la campagna precedente è finita in tragedia. Sono 64 eroi, in una sorta di survival, già sapendo che non ci sarà ritorno per loro, ma con la chiara missione di vendicarsi sull’attuale dea del sangue, per provare a fermare l’apocalisse sulla terra.
Nell’altra, una sorta di isekai, i personaggi sono in un mondo fantasy dalle architetture incongruenti, abitato da uomini e minacciato da Perduti, costellato di glitch e rimembranze. C’è molto che puzza, a partire dal fatto che quando muoiono, si risvegliano insieme ai compagni dopo qualche tempo, senza avere un ricordo preciso degli ultimi momenti, e la memoria dei compagni si adatta a questa realtà, creando delle scusanti pur di non entrare in conflitto con le nuove evidenze (forse non era morto, forse era solo ferito e lo abbiamo portato via con noi…). Come sono giunti lì? Qual’è il loro scopo?