@AndreaParducci, Io davvero non capisco l’ossessione nel voler fare le cose “belle”.
Premetto: non sto dicendo che sia una cattiva idea giocare in DW un’ambientazione prestabilita – a patto che le si permetta di cambiare in base alle azioni dei giocatori. Mi diverto io stesso a giocare usando un’ambientazione già scritta come spunto, e a volte migliora davvero l’esperienza inserendo cose che non ci sarebbero mai venute in mente altrimenti.
Quello che non capisco è il concetto che giocando di ruolo bisogni raggiungere una qualità da “scrittore” o da “attore”, qualunque cosa ciò significhi. No, io penso che la prima cosa che ti venga in mente sia spesso la migliore, senza mettersi a farsi seghe mentali sulla “qualità” di quello che dici. Ciò che sembra stupido, semplice o ovvio per te sarà una rivelazione per l’altro.
È fondamentalmente un gioco: chiunque, imparato le regole, dovrebbe essere in grado di giocare.
Non c’è bisogno di mettersi ansie: sì, qualche volta uscirà qualcosa di non particolarmente originale (ricordarsi sempre di usare la “regola del sopracciglio” per mantenere il tono), ma il punto di giocare insieme a DW non è di consumare una storia prodotta da altri, o di produrre una storia che si potrebbe scrivere poi in un libro, è di produrre una storia, adesso, che tocca cose che importano ai giocatori, qui al tavolo.
Vorrei aggiungere che scoraggio attivamente le persone con cui gioco dal fare “voci”, o darsi a istrioniche recitazioni del proprio personaggio. La voce normale va benissimo, e non c’è bisogno di recitare le emozioni, basta dire apertamente come si sente nella realtà.