Haloa
credo di averlo sempre saputo, ma solo da poco sto razionalizzando la cosa: si gioca di ruolo, ma in generale si gioca, per provare o rievocare emozioni.
Le emozioni ricercate possono essere diverse, anche molto, da giocatore a giocatore, ma se mentre giochiamo si accendono delle emozioni che stavamo ricercando, allora siamo soddisfatti del gioco. Alle volte si accendono emozioni che non ci aspettavamo e va bene anche così. Alle volte si accendono emozioni che non desideriamo affatto, e allora sappiamo che è meglio cambiare gioco/giocatori. Alle volte non si accendono proprio, e allora ci annoiamo.
Forse nella sessione zero anche questo va tenuto a mente e chiarito.
Per voi qual è stata l’emozione che vi ha spinto a giocare di ruolo e che vi spinge a continuare?
Parlare degli scopi per cui si gioca è sempre rischioso, si rischia di andare verso una modellazione fine a sé stessa.
Ne abbiamo già viste parecchio negli ultimi vent’anni e non le trovo utili…
Ciao
volevo condividere una epifania che per me è stata importante.
Se mi dite che c’è il rischio concreto che possa deragliare, allora cancello tutto.
non vorrei essere frainteso: se tu ti sei reso conto che nella tua esperienza cerchi emozioni, sicuramente è utile discutere il tuo punto di vista
ma se usi una formulazione come “si gioca per…” rendi la tua esperienza impersonale e a carattere potenzialmente universale
tornando alla tua domanda:
la mia risposta è nessuna in particolare
il processo mentale che ci porta ad apprezzare o amare un’attività è complesso e non credo che possa essere ridotto solo al provare emozioni
direi piuttosto che nella mia esperienza le emozioni sono una conseguenza, più che una causa del gioco
lascio la parola agli altri che ti daranno sicuramente un punto di vista diverso
Sono perfettamente d’accordo con questa frase. Io personalmente gioco per trascorrere del tempo in leggerezza ad “esplorare delle fantasie” con altre persone, utilizzando un mezzo comune (il gioco stesso).
Personalmente non ho nessun tipo di interesse a ricercare sensazioni o emozioni, che certamente possono comunque emergere da una giocata e sulle quali provo a rimanere un minimo aperto e lasciarmi sorprendere.
Ciao Mauro, apprezzo molto la condivisione, ma come argomento è impostato male.
In particolare questo è un prompt che porterà a un thread dove ciascuno farà la libera associazione di idee, spalmerà la sua opinione sulla parola emozione, e non ci sarà alcuno scambio.
(Non c’è bisogno di chiedere scusa, Mauro! Ci sono io per cercare di estrarre una discussione utile)
Piuttosto che arrampicarci sul cosa significhi “provare emozione”, che può voler dire tutto o niente, ti va di condividere esattamente che cosa ti ha portato a questa riflessione? A mio parere contestualizzare può aiutare a capire cosa intendi. Hai avuto un’esperienza di gioco recente che ti ha fatto pensare?
In realtà no, non è stata una esperienza di gioco a farmi riflettere.
Mi stavo guardando una puntata di Legend of Vox Machina e in un momento particolarmente intenso mi sono accorto di avere la pelle d’oca (puntata 11. non vorrei fare spoiler per chi volesse vederlo, quindi non dirò di più) (magari non concentriamoci sul fatto che la serie possa piacere o meno, ma giusto sul fatto che mi ha innescato il ragionamento). Vista la genesi di questa serie ho subito collegato quello che stavo provando all’esperienza del gioco di ruolo. Mi sono reso conto che per me, in quanto essere vivente che prova emozioni, che rifugge quelle spiacevoli e che ricerca quelle piacevoli, il gioco di ruolo è anche questo. Cioè rievocare quelle emozioni che nella vita mi hanno fatto ridere o piangere o fatto dire “WOW!”. In effetti credo che per me il senso di meraviglia sia l’emozione che più ricerco.
Le emozioni non sono razionali, però ci sono e ci condizionano, consapevoli o meno, che ci piaccia o meno.
Ho pensato quindi che potesse essere una cosa da condividere, che magari altri potessero trarne qualcosa di utile. Magari impostare il proprio gioco intorno al tavolo tenendo conto proprio di questo.
L’utilizzo delle X-card potrebbe essere un esempio di come tenere in considerazione le emozioni nel gioco, anche se in questo caso si parla di disagio.
Speravo di capire quali fossero le emozioni che maggiormente provano le persone quando giocano, per capire se ci possono essere uno o più punti di incontro comuni per tutti, ma leggendo @ranocchio temo sia meglio non indagare oltre.
È una questione molto ampia, non so se ho le capacità di affrontarla nel mondo giusto.
Esperienza personale:
Giocare di ruolo mi piace, suscita in me indubbiamente sensazioni piacevoli. Potrei senz’altro affermare che ci gioco perché mi piace, quindi perché mi dà queste sensazioni. Ma credo che il discorso, fin qui, valga per qualsiasi tipo di hobby o svago (anche, che so, gli sport, il giardinaggio, il disegno, lo shopping).
Se invece ci spingiamo a guardare quali emozioni proviamo nello specifico, credo che sia davvero molto soggettivo. In primo luogo, non tutti sono capaci di identificare chiaramente, e di tradurre in parole, le loro emozioni: io sono uno di quelli a cui riesce male. In secondo luogo, è probabile che per ciascuno siano diverse, e non so quanto possa essermi utile confrontare le mie con quelle degli altri. Voglio dire: sapere che io provo X mentre tu provi Y può appagare la nostra mera curiosità, ma difficilmente ci servirà ad altro. Credo. Non so, però: se mi sbaglio dimmi tu.
Quello che posso affermare con sicurezza è che lo stato mentale ed emotivo a cui mi porta il GdR, in genere, è radicalmente diverso da quello a cui mi porta la visione di un film o di una serie TV. Sono proprio sensazioni diverse. Quando gioco non sto vedendo una scena emozionante (al di là di una “quarta parete” comoda e sicura), sono un agente attivo di quella scena, corresponsabile di ciò che sta succedendo. Questo senso di responsabilità e di coinvolgimento diretto prevale, nel mio caso, su qualsiasi altra emozione o comunque la fa declinare in un altro modo.
Questo parlando del gioco nell’atto del giocarlo. Poi mi può capitare di ripensare, a posteriori, a cose successe nel gioco, o anche di fantasticare a priori su quelle che potrebbero succedere, e in quel caso in effetti provo qualcosa di più simile… forse alla lettura di un libro, direi, più che ad un audiovideo, ma comunque ci siamo capiti. Lo considero però qualcosa di accessorio.
Al di là della mia esperienza personale: sullo studio e la “gestione” della parte emotiva del gioco la “scuola” del nordic larp è molto impegnata e può aver qualcosa da insegnare. Ne ho parlato tempo fa con Chiara Locatelli e con Rugerfred: fammi sapere se sono cose che vanno nella direzione che cerchi.