Finta in combattimento: task resolution vs conflict resolution

Sono passato dalla finta al disarmare semplicemente perché “finta” è un termine impreciso che si presta ad equivoci, avrei dovuto definirlo e avrebbe allungato il post. Non volevo dire che fosse lo stesso esempio. Non è che qualcuno ha deciso che la finta servisse a disarmare. Era proprio un altro, diverso esempio.

Onestamente, a me capita spesso che mi venga dichiarato sia il perché sia il come di un’azione. Anzi, mi capita quasi sempre. Sia in combattimento che fuori. Lo vedi anche nello schemetto che ho postato nell’altro thread.

Certo, nei sistemi che uso io l’estensione di quel perché non può andare oltre l’effetto immediato dell’azione stessa: non può, cioè, far materializzare / modificare elementi di realtà esterna al personaggio, come il fatto che in una certa cassaforte siano presenti certi documenti.

Questo mi torna perché, come dici tu, si tratta di quella che nel linguaggio con cui sto imparando a familiarizzare è chiamata “sfida”.

Credo comunque di aver capito cosa intendi dire, almeno a grandi linee. Continuo a non vedere una differenza sostanziale tra un tiro di iniziativa per vedere chi estrarrà più velocemente la pistola e un tiro di dadi conflict su chi estrarrà più velocemente la pistola (se l’esito in palio è solo ed esclusivamente questo). Ma riconosco senza problemi la maggiore flessibilità e adattabilità del sistema conflict, per cui con la stessa meccanica, gli stessi dadi, gli stessi modificatori posso coprire una gamma molto vasta di situazioni tra cui quella lì della pistola. Ho visto la cosa all’opera in The Pool (anche se sempre e solo a livello di zoom “macro” e mai “micro” - e non credo sia un caso), e credo di averne apprezzato abbastanza bene questo pregio, unito al difetto con cui va a braccetto, cioè la sostanziale indipendenza della probabilità di successo dal modo o tipo di azione scelto per conseguire l’esito.

Grazie per la risposta.