Divulgazione "al di fuori"

Sovente ho sentito parlare di un problema legato alla divulgazione nel mondo dei GDR, che riconosco io stesso.
Parlo del fatto che spesso e volentieri ci sia una sovrabbondanza di contenuti rivolti a giocatori appassionati, ma ostici, se non perfettamente inutili, a curiosi che si affacciano per la prima volta ad un gioco di ruolo. Credo di conoscere solo canali di comunicazione che quando parlano di un gioco di ruolo (in qualunque modo) lo fanno:

  • utilizzando terminologia “specifica” (comunque nota a chi ha preso in mano almeno altri 1/2 giochi);
  • citando caratteristiche di altri GDR come riferimento;
  • parlando di elementi particolari, magari perché innovativi, con un livello di dettaglio interessante solo per un giocatore già appassionato;
  • inquinando le reali caratteristiche di un GDR con deviazioni dovute alla propria cultura di gioco, ed influenzando così un ascoltatore nella fruizione (nessuno è davvero neutro).

Mi piacerebbe vedere più “comunicazione al di fuori” (non so in che altro modo chiamarla) utile per esempio (molto molto banalmente) a capire che gioco scegliere a chi sente parlare di GDR da un tot e vuole provarne uno (si, ma quale?), o ancora meglio, a chi si è rotto del Monopoli a capodanno, e cercando su internet un’alternativa si imbatte in Fiasco, e scopre il titolo di questo gioco prima ancora di conoscere l’espressione “gioco di ruolo”, che magari vi assocerà solo poco dopo.

… o almeno mi piacerebbe che ci fossero le condizioni perché una cosa del genere possa capitare.

Ok fin’ora sembra che abbia scritto questo post per lamentarmi, invece l’ho fatto perché ho realizzato che un canale youtube che secondo me rispetta queste buone pratiche lo conosco da un po’, ed è Sgananzium (il link rimanda specificamente alla playlist dedicata ai GDR). Rispetto ai video dedicati ai giochi da tavolo i giochi di ruolo sono una minima parte, ma rappresenta per me un ottimo esempio di divulgazione che vorrei in maggiore quantità, nonché l’unico esempio che conosco di canale youtube in grado di raggiungere un certo numero di persone parlando di giochi come Blades in the Dark, Mork-borg, Be-Movie.
Non ho altro da aggiungere, ne una direzione precisa da dare ad una potenziale conversazione (oltre ovviamente all’invito a condividere divulgatori con le stesse caratteristiche, e considerazioni sul thread in se).

ByBobo

Ps: siccome ragiono molto di più scrivendo che riflettendo in anticipo, mi sono reso conto di non aver considerato divulgatori non italiani. Comunque non ho mai sentito nessuno dire che “si è trovato con gli amici ed ha provato un gioco carta e penna, con i dadi, molto carino… fiasco, e che lo riproporrà a capodanno al posto del solito risiko”, quindi se anche ce ne fossero di molto rilevanti, non lo sono abbastanza da avere l’effetto che vorrei. In ogni caso non vorrei deviare una potenziale discussione sul considerare se il fenomeno di cui sto parlando sia o meno possibile (è sempre una questione di numeri che sono quelli che sono ecc).

Pps: la spinta che mi ha fatto aprire questo thread è unicamente l’aver realizzato una cosa che considero positiva. Non ci sono grandi altre pretese.

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Il quarto punto non è assolutamente eliminabile. Si sentono i toni entusiastici di quando una cosa ti è piaciuto ed i toni decisamente scontenti di quando una cosa ti ha fatto schifo. Non si riesce ad essere neutrali.

Gli altri punti ci si può lavorare. Ora, io non ho il tempo di seguire i Vlog ma dallo spezzone che ho visto, lui ci prova. Certo, mi rimane il dubbio: ma questo Vlog sarà seguito da chi i GdR non ha mai sentito parlare?

Ciao :slight_smile:

Sono d’accordo che serva di più. Io ho apprezzato i video tema gdr di Recensioni Minute (https://youtube.com/c/RecensioniMinute), che parte dal mondo del gdt e quindi usa meno termini tecnici della media, parlando soprattutto dell’esperienza di gioco.

Comunque secondo me questo è uno sforzo che deve partire non solo dai divulgatori, ma anche da chi produce i giochi, nell’impostare i testi e fornire strumenti anche ai non addetti ai lavori. Spesso ci si scorda di farlo. Anche la relativa assenza di prodotti con una soglia di ingresso bassa (o meglio, non è assenza, è la poca informazione in merito) non aiuta.
Noi con NessunDove ci siamo posti spesso il problema, per dire, cercando di tirare insieme prodotti “per non giocatori”. In effetti a Lucca di quest’anno, che aveva un pubblico molto casual, abbiamo proprio visto una differenza di vendite tra quelli, andati meglio, e i “manuali veri” venduti molto poco. Fa un po’ riflettere su quanto poco il “formato standard” sia accessibile a chi non è aduso.

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Mi pare molto interessante questa cosa della differenza nelle vendite.

Posso chiederti di dare più specifiche, in particolare, cosa intendi con prodotti per non giocatori?

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Io ho in mente soprattutto i nostri 24+2 Game Poems, Le piccole cose obliate, Sweet Agatha e Nostra Maestà Infranta.
Le cose che hanno in comune:

  • Formato nonstandard (uno è un taccuino spiralato in cui ciascun gioco è lungo 2-5 pagine, due sono scatole con schede sciolte dentro, uno è una busta con un libretto e un volantino). Mi sono fatta l’idea che oltre ad attirare l’occhio, possa intimidire meno di un manuale di 200 pagine che hai bisogno di leggere prima di giocare.
  • Spesso, materiali di gioco già pronti o minimali (quindi niente stampa di schede aggiuntive o bisogno di procurarsi dadi scrausi).
  • Possono essere giocati in pochi, 2 o 3 persone. Per uno che non ha già un gruppo di gioco, convincere tanta gente è dura.
  • Il testo è scritto con meno termini tecnici possibili, con un occhio alla chiarezza e alle spiegazioni “a prova di pirla”.
  • Prezzo contenuto (il più costoso è NMI, a 22 euro: poca spesa per soddisfare quella che può essere una curiosità passeggera).
  • Anche l’esperienza di gioco è focalizzata e contenuta (tutti sono pensati per oneshot, i game poem sono una raccolta di “giochi filler” di cui alcuni durano pochi minuti).

In pratica, la barriera d’ingresso è molto bassa in termini di tempo e denaro, il formato può incuriosire o richiamarti il gioco da tavolo (essendo vicini allo stand di Acheron, ho dovuto spiegare molte volte che i libri “normali” sul tavolo non erano libri game. Avere qualche scatola aiuta).

I giochi invece con un conto pagine importante, come un Itras By che pure era quasi una novità (uscito il mese prima a Play), hanno venduto meno.
Per contro le raccolte di Crescendo Giocoso hanno fatto “relativamente bene” (più del solito, tanto da accorgersene, ma meno degli altri tipi di prodotto). Lì do la “colpa” al fatto che è bello da vedere e sono certa che un paio di persone se lo siano accattato esclusivamente per la grafica. Ma il discorso di essere “scritti per non giocatori” vale anche lì.

Banalmente, in generale, ti arriva al tavolo molta gente che non sa cos’è un gioco di ruolo (ma magari un gioco da tavolo sì) e quando devi spiegargli come funziona una partita, è molto più facile farlo con le Piccole Cose o NMI piuttosto che giustificargli “allora, vi sedete e leggete tutti insieme questo manualone…”.

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qualche giorno fa ho letto questo articolo che è rilevante: Who Is Your Game Designed For? | Cannibal Halfling Gaming

La tesi è che i gdr possono essere accattivaneti per chi apprezza l’aspetto letterario, chi il design e chi il gioco in sé, e che certi giochi stanno andando bene perché si rendono più accessibili grazie a brevità e semplicità di regole, usabilità del layout e, solo nel caso di 5e visto che gli altri non vengono guardati molto, ad un marketing basato sull’esperienza in sé del gioco tramite gli actual plays.

Come divulgatori non italiani a me viene in mente Ben Milton, però più che un divulgatore di gdr è un divolgatore dell’OSR, nel senso che parla di OSR in un modo che è accessibile a chi di solito gioca Pathfinder o D&D dalla 3.5 in su, ma non è così accessibile per chi non ha mai giocato ad un gdr

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ti è mai capitato di vedere uno degli Actual Play di Ruolizzonti? https://www.youtube.com/c/Ruolizzonti
crediamo e speriamo, ne faccio parte, di usare sempre un linguaggio poco specialistico e ci piace sempre avere opinioni o risposte in merito.

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Nel quarto punto non parlo di giudizio, ma di lettura distorta, a cui segue una spiegazione distorta. Esempio scemo: “consiglio d&d 4 Ed. a tutti coloro che non amano il gioco immersivo.”

Il fatto che sia un canale che parla prevalentemente di giochi da tavolo, in cui fanno ogni tanto capolino dei GDR, rende già il pubblico atipico. Ma sto speculando.

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Rispondo dopo un bel po’ di tempo, ma recensioni minute l’ho cercato praticamente subito dopo aver letto questo post. Davvero molto ben fatte, ne guarderò di più da adesso in avanti. Peccatto (si fa per dire) si tratti di nuovo di un canale che come sgananzium parla in primis di gdt e poi fa qualche occasionale capatina tra i gdr (comunque davvero apprezzate). Grazie della segnalazione!

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Non mi ci ero mai imbattuto prima, l’ho cercato ieri ed ho visto il secondo video della playlist dedicata a Ten Candles. Anticipo che parlavo principalmente di video divulgativi, per cui, se ho capito bene, una minor parte di quelli caricati sul canale di ruolizzonti; non seguo troppo volentieri gli actual play, se non sotto forma di podcast. Detto questo, parlando specificamente del video che ho linkato …
Tolto il fatto che con la scusa ho scoperto ten candles, e già per questo +1 punto merito :heart:. Poi mi piace molto che vengano inseriti stralci della sessione, forse può aiutare chi non ha proprio mai messo mano ad un GDR a capire anche solo la situazione, cosa si fa e cosa aspettarsi. Se l’obiettivo fosse quello di rendere quella recensione accessibile al massimo per chiunque, ci sono dei passaggi che secondo me sono di ostacolo: ad esempio, nella premessa si parla di Ten Candles come di un gioco per partite one-shot, e si dice che ogni partirta si basa su uno scenario a scelta tra quelli proposti nel manuale. Sono già due affermazioni che per me sono immediate, ma che per chi non ne sa nulla vanno interpretate; ad esempio qualcuno abituato a giocare gdt potrebbe pensare agli scenari come a plance di gioco differenti. Magari non ha senso eh, è solo un esempio a caso. E’ anche vero che, per esempio, non si vedono plance sul tavolo, in questo l’actual play aiuta. Ma in generale sono espressioni per noi tipiche ma che altri potrebbero fare fatica a contestualizzare.
Poi secondo me manca di alcune premesse base base, (di nuovo, solo se davvero l’obiettivo fosse quello di coinvolgere anche spettatori dell’esperienza di mio nonno), come il fatto che i pg siano uno per giocatore e siano i protagonisti, che abbiano il compito di scegliere come il proprio pg agisca e pensi, e che questo incide sull’evoluzione della situazione iniziale dello scenario, che il GM non giochi contro i giocatori, ma invece (… boh, non so se il GM di ten candles sia arbitro, avversario, narratore, o che so).
SE l’obiettivo è davvero quello che ho specificato, queste sono informazioni che per quanto ridondanti andrebbero specificate in ogni video.

Sto ovviamente facendo il sofista, questa è senza dubbio tra le recensioni che facilitano la divulgazione.
ByBobo