Il setting è praticamente una fusione tra Dishonored (con tanto di muri fulminanti e sangue di leviatano olio di balena) e Thief (sempre stealth, sempre steampunk, con la città perennemente nel buio).
Le gang sono quelle di Gangs of New York e Peaky Blinders.
L’esperienza di gioco è, per quanto mi riguarda, molto simile a Ocean’s Eleven (con le premesse di cui sopra). Personaggi scalcinatissimi, ma supercompetenti, che compiono colpi improbabili, in cui il piano folle e geniale viene spiegato mentre viene eseguito (in BitD, tramite flashback).
Non ho letto Kidnap the Archpriest e ho giocato solo 3 sessioni a Blades quindi non posso commentare a fondo, riporto giusto la mia esperienza tutt’ora per sommi capi. Blades mi sta dando una bellissima esperienza di gioco; finalmente riusciamo a fare i ladri esattamente come piace a noi. Come gruppo abbiamo un debole per tutte le gang barcollanti di filibustieri che, in fondo, hanno un cuore d’oro (ma molto, moltissimo in fondo). Blades sicuramente permette di giocare personaggi molto più serissimi, e spazia dalle gang di strada agli intrecci politici ai misteri occulti. Di sicuro la meccanica del non pianificare il colpo si sposa perfettamente con il nostro approccio. In altre parole, riferendomi al commento di Pedro su quanto sia stato laborioso gestire l’Archpriest; se noi (come persone) fossimo stati in grado di pianificare colpi perfetti e di fare micromanagment di intere fazioni, probabilmente saremmo dei ricchissimi criminali. Però io gioco con un maestro delle elementari e un’impiegata al caf. Ci serve proprio un sistema che ci permetta di incanalare i nostri vezzi e le nostre velleità creative, permettendo ai personaggi (cattivi inclusi) di risultare intelligenti e competenti come noi non saremmo mai, e al mondo intorno di risultare vivo e attivo.
Per tornare in topic…
Non vedo come parlare di D&D possa… In qualche modo essere utile. Cioè, lo sappiamo che D&D non fornisce alcuno strumento a chi sta al tavolo per far emergere un qualsivoglia tipo di storia. Tutto quello che fai di bello con D&D, è perché sei bravissimo nel creare quelle cose belle di tuo, e nel destreggiarti tra le regole per portarlo in essere; mica perché il gioco ti ha aiutato a farlo. Quindi in sostanza voglio dire: come sempre, con D&D (o con qualsiasi gioco) puoi, se proprio davvero lo vuoi, tirare fuori una determinata fiction. Puoi farci un’associazione di criminali che estende il proprio potere sulla città con colpi stravaganti ma perfetti. Puoi farci adolescenti che combattono contro la mostruosità dentro di loro. Puoi giocare in un mondo fantasy violento e spietato per scoprire cosa sono disposti a rischiare i protagonisti per ciò in cui credono. Devi essere bravo, rischi di mandare tutto all’aria, e comunque faticherai un botto. Però insomma, ci sono Blades in the Dark, Monsterhearts e Burning Wheel che sono fatti apposta e che ti servono tutto su un piatto d’argento…
Poi se stiamo parlando strettamente di OSR… Non vedo molto cosa c’entri con Blades. Cioè, se vuoi giocare a Blades con un OSR, vale il discorso soprastante. O quantomeno, mi sono perso i punti di contatto tra la fiction di riferimento dell’OSR e la fiction di riferimento di Blades (al massimo, cose tipo Fafhrd & The Gray Mouser, che adoro follemente, e che ha elementi ripresi da Blades, ma che ovviamente manca di tante cose).
Per quanto riguarda l’adattabilità di BitD, io ribadisco: si rifà a dei tropi estremamente popolari, comuni, fichissimi, e ottimi per un’esperienza tipica di gioco di ruolo al tavolo, quindi già la premessa è che il gioco in sé si insinui davvero ovunque; il clue del gioco, i colpi, contengono regole estremamente generiche. Tutta la meccanica del tiro d’azione è praticamente una meccanica generica; il gioco non ti dice che “i fucili fulminotecnici fanno X danni” o che “i capitani delle giubbe blu sono maestri nel bullizzare”, ti dice di volta in volta come aggiudicare posizione, efficacia, e conseguenze, in maniera del tutto agnostica; lo stesso gli orologi, stress e trauma, ecc. Ma tutto ciò non penso che sia incidentale, credo che l’autore sia perfettamente consapevole di aver creato uno dei giochi più adattabili della storia.
Le meccaniche del downtime sono quelle da cui emerge poi davvero il setting, ma anche lì puoi trovare corrispettivi in tante altre situazioni molto facilmente nella maggior parte dei casi.
E’ ovvio poi che ci sono tantissime cose che non possono essere giocate a Blades, e tanti giochi la cui esperienza di gioco non può essere rievocata con Blades. In primis tanti PbtA: Mostro della Settimana e Cuori di Mostro hanno fiction di riferimento che ad adattarli a Blades mi sembrerebbe una forzatura.