La cosa che mi stupisce di più è il suo quasi ritrattamento di Poison’d.
Attn: You Don’t Need to Read or Play Poison’d
Poison’d was one of my three games about Christianity, and, like the other two, it was hateful and unpleasant. It was about pirates, and they were ambitious, cruel, bloodthirsty, and wicked. The game offered neither mercy nor grace, except as a failure of justice.
It’s old. It’s hard to GM. I don’t recommend it!
I’m going to use it as an example here because it’s really plain and clear as an illustration, not because it’s especially good. I’m also going to tell you everything you need to know about it, so seriously, you don’t need to read it at all.
Thanks!
Non comprendo proprio questo atteggiamento; quasi come volesse cancellare il gioco che ha fatto o sconsigliarne l’uso. Poison’d è abbastanza carino, ha certo delle tematiche molto cruente, e per questo a molti può non piacere, ma non è certamente un cattivo gioco.
Scusate ragazzi, sono interessato ma davvero non capisco. Cosa c’entra il fatto che lui denigri Poison’d (per qualsiasi motivo) con tutto questo? Da dove emerge che si sia pentito degli altri suoi giochi o dell’effetto che hanno avuto?
Io mi ricordo dichiarazioni sue ai tempi di Google+ abbastanza forti. Per esempio, adesso, Cani nella vigna in inglese non è più acquistabile. Io ce l’ho in inglese e in italiano e lo detengo legalmente in entrambe le lingue.
Io non capisco. Anche se fosse scontento del contenuto di quei libri, perché rimuoverli dalla circolazione? Sono una parte importante della storia dei giochi di ruolo. C’è questa ossessione nella cultura americana del dover cancellare la storia che non ci piace che trovo abbastanza rivoltante.
Oltre al fatto che Cani rimane uno dei miei giochi preferiti, e proprio per il contenuto forte e inquietante.
Si potrebbe pensare di lavorare su un retroclone in licenza CC. L’unica cosa sotto copyright sono le parole di Vincent, quindi se si riscrive l’intero testo sarebbe legale – mi pare lui stesso incoraggiasse questo metodo con Apocalypse World. Ma chiaramente si perderebbe l’espressione artistica di Vincent, che è una parte sostanziale del gioco.
poison’d ha generato un certo scandalo tra il pubblico (specialmente un certo pubblico dalle buone intenzioni, ma molto ottuso, spesso identificato a torto con l’acronimo SJW) a causa di certe tematiche indelicate che tocca. questo secondo me è un mero tentacolo dei suoi svariati tentativi di prendere le distanze da poison’d senza impelagarsi in polemiche inutili.
Bene, durante la sigaretta di poco fa stavo giusto pensando che un restyling di Cani nella Vigna sarebbe potuto andar bene per provare una cosa che avevo in mente. Mi dovrò inventare altro, amen.
Per tornare in tema, una cosa che ho notato è che diversi autori sulla scena da un po’ tendono a pentirsi dei loro prodotti iniziali e cercano o di liberarsene o di presentarne una “nuova edizione” sostanzialmente diversa dall’originale. La mia teoria è che nessun artista sia davvero soddisfatto delle sue opere, ma che il flusso di pubblicazione molto più veloce (e il fatto che il medium stesso cambi molto rapidamente, sia in termini di design che di gusti del pubblico) renda questo processo di pentimento molto peggiore: nel tempo che ci metti a cambiare idea su un tuo lavoro questo è già stato pubblicato, tradotto in una dozzina di lingue e sta venendo giocato in tutto il mondo. Specie se fai Baker di cognome.
Sì, vorrei solo aggiungere che se Baker se ne esce con una riedizione di Cani nella Vigna senza i contenuti forti, è al livello di Spielberg che toglie le pistole da E.T. e le rimpiazza con Walkie-Talkie.
Sentirsi insoddisfatti dei propri giochi, specie se mai finiti e se sono passati diversi anni da quando li hai abbozzati, è per me una cosa normalissima. Il grosso problema è quando stai rinnegando una cosa che hai fatto, non riconoscendo che quella è stata una fase importante della tua vita.
Ora, volenti o nolenti, Cani nella vigna è stata un’opera importante sia nella vita di D. Vincent Baker sia per la comunità mondiale dei giocatori di ruolo indie. Non la cancellerei con un colpo di spugna solo perché ha dei difetti. Vorrei sapere quale gioco non ne ha.
Ragazzi, c’è anche da dire che le persone possono crescere, avere esperienze e cambiare. Nel bene e nel male.
Ce ne passa tra “accettare di aver scritto DitV in gioventù” e, nel caso, ritenerlo non più adatto a un mercato che, esso stesso, è cambiato.
Insomma, ritengo sia un peccato per l’opera in sé, ma non mi sento per nulla di voler giudicare o colpevolizzare l’autore per le sue scelte, soprattutto se etiche.
Posso dire che personalmente non l’avrei fatto, forse, o che ne avrei fatta una versione in cu imagari avrei trattato quei temi con maggiore sensibilità. Da qui a giudicare e a fare illazioni sui suoi motivi, ce ne passa.
No, mi dispiace, ma questa è una cosa che io non capisco. Non voglio stigmatizzarlo, ma dare un giudizio morale personale su questa cosa lo faccio eccome.
Ma ci sta, anche io dicendo “non lo farei” o “lo farei in modo diverso” sto dando il mio giudizio e la mia visione sulla cosa, eh, non è che mi ritraggo dall’avere la mia opinione o il mio giudizio.
Aggiungo un appunto, che forse va in OT ma che mi nasce da questa discussione.
The Forge ha spinto molto su un’editoria in cui l’autore è proprietario della sua opera.
Da una parte non credo che l’editoria “tradizionale” sia scevra da cose come questa (Vampiri di cui vengono riscritti capitoli dopo aver ricevuto critiche - per me anche giuste in sé), dall’altra pone alcuni temi interessanti di cosa possa farsene un autore delle sue opere.
No, non credo che la pura libertà dei diritti possa risolvere magicamente la questione: ritengo che la possibilità di sapere e gestire cosa succede alle proprie opere sia importante.
Insomma, si apre anche un ragionamento di questo tipo, sul quale sono stati già versati fiumi di inchiostro e navigati mari di byte, sul quel ho le mie idee ma che non credo possano essere esaustive.