Faccio una domanda leggermente provocatoria, che spero sia apprezzata da @Bobo.
Sei sicuro che queste tue preoccupazioni non siano dovute all’ansia da prestazione da GM/organizzatore della sessione? Ovvero l’ansia che tu non possa “far divertire” gli amici che giocheranno con te? Che daranno la colpa a te o al tuo scenario?
Ti dico già, non è possibile al contempo giocare emergentemente e “fissare” il risultato. Se giochi come ti proponiamo io e Alessio, le persone e le loro scelte influenzano molto il giocare – e ti prendi il rischio che in base alle scelte di alcuni, la giocata sarà poco soddisfacente.
Nessun gioco o preparazione può prevenire scelte pessime da parte di esseri umani al tavolo. E va bene così, perché se così non fosse la nostra presenza lì a giocare con quel gruppo di persone non conterebbe! E solo avendo la capacità di fare errori abbiamo anche la libertà d’arbitrio tale da poter elevare il gioco come strumento di espressione.
Piuttosto, fai questo. Scrivi una lista di principi per i giocatori, che possano suggerirgli un modo di agire.
Per me è quasi sempre molto vero dire che mi sento responsabile di una partita andata male, e cerco di prevenirlo. In questo caso non intendo fissare un risultato. Piuttosto voglio evitare che una cattiva preparazione sia la causa di una partita insoddisfaciente.
Come è plausibile (ed auspicabile) che i giocatori abbiano abbastanza autorialità sulla partita da permettergli di giocare “bene” o “male”, vale lo stesso anche per il master. Quindi, ammettendo che la preparazione del GM possa essere migliore o peggiore, io la vorrei migliore. Posto che questo non renderà automaticamente la partita soddisfacente.
Nello specifico della giocata per cui mi sto preoccupando (oh chiariamoci, nel senso meno “preoccupante” del termine), voglio evitare che I miei giocatori, volendo e sapendo giocare bene (oppure no, ma non ha importanza), si trovino davanti una situazione statica, che secondo me è oggettivame brutto.
Ho risposto? Sei d’accordo?
Edit: ho corretto la prima riga perché non aveva senso, scrivevo pensando ad altro.
