Agency o Agentività

Per quanto mi riguardo sto con tutto quanto scritto nel primo messaggio da @Digio, che probabilmente si riferisce ad un articolo di epicentrum sulle probabilità in DW, scritto a partire da un’analisi di Stefano Cacciaguerra, un nostro comune amico e un mio giocatore ad AW.

L’analisi delle probabilità è corretto e utile, ma anche io avevo notato nell’articolo che ne ricava epicentrum questa confusione fra agency e percentuali di successo.

Credo che il senso lato dell’articolo sia corretto, nel senso di affermare che più i dadi fanno riuscire il personaggio maggiore è la possibilità che il giocatore ottenga in fiction ciò che vuole, il che è perlomeno scontato.

Tuttavia riuscire/vincere non è cosa direttamente collegata all’agency, nè tantomeno necessaria affinchè in una giocata un giocatore conservi ed esprima tutta la propria agency.

Quest’ultima è la possibilità concreta e tutelata per il giocatore di modificare e rendere reale lo spazio immagianto condiviso (modificare quindi anche in senso negativo e tragico…)

Il più delle volte ciò implica una piccola cosa: che qualcun altro ascolti e quindi reagisca in conformità a ciò che il giocatore ha detto.

Il che sembra altrettanto scontato, visto che il gdr è una conversazione.

Ma come ognuno di noi sa bene spesso e volentieri le cosidette conversazioni sono dialoghi fra sordi.

Questo è il motivo per cui Ron Edwards definisce (ne ha date diverse di definizioni, ma quella pare l’ultima) l’agency come @ranocchio ha già riportato in un altro thread.

Ed è uno dei principali motivi per cui un gdr di solito imposta e ripartisce le autorità narrative e dispone strumenti di validazione delle dichiarazioni dei partecipanti come i dadi o altro (di millemila tipi).

Sono cose che aiutano a focalizzare e concretizzare l’agency, a far capire a tutti quelli seduti al tavolo quando è il momento di onorare e rispettare (termini usati in senso anglosassone) i contributi degli altri giocatori.

Ecco perché di solito se un giocatore ha tutte le autorità narrative e ha a disposizione il giudizio esclusivo sull’utilizzo delle regole e dei dadi (cioè se è master di un tradizionale) è più difficile rispettare e garantire agency a tutti i giocatori. Non perché non sia possibile, ma perché ci sono meno chiarezza e meno strumenti nel sistema di gioco.

Stiamo andando nell’astratto e teorico spinto.

Per quanto riguarda il termine, a parte il fatto che io mi terrei agency, preferisco in italiano agentività.

Se proprio devo trovare altro termine direi qualcosa del tipo: “incidenza”, “protagonismo”, “potenzialità”.

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