Tempo fa ho giocato online una sessione di 3:16 a tema Doom
Le premesse mi hanno ingolosito perché adoro i vecchi Doom e mi piace molto 3:16. Non essendo un gioco che viene portato spesso da giocare, ho voluto cogliere subito l’occasione.
La sessione in sé ha avuto un solo problema:
La premessa della sessione ha prevaricato la premessa del gioco
C’era una grossa difficoltà a far sposare l’idea di “giochiamo a Doom con un GDR” con le premesse di 3:16. L’ambientazione e l’atmosfera mi è sembrata un po’ ficcata dentro a forza, e ho sentito che ci fosse poco spazio per le interazioni tra i soldati (come invece era successo per un’altra sessione a questo gioco)
Sembrava che il focus, inizialmente, fosse più “celebrare Doom” invece che “giocare marine spaziali machisti che scoprono di odiare quello che fanno”. Descrizione di luoghi abbandonati, sezioni di vere e proprie investigazioni senza l’ombra di un nemico. Che non sarebbe stato male se non fosse che c’era poco ascolto reciproco in questa fase nel gruppo: il GM ci “buttava addosso” la base marziana abbandonata e noi personaggi ci limitavano a fare le nostre azioni come se ognuno di noi stesse giocando da solo con il GM ad una specie di investigazione.
Quando invece c’è stato il primo scontro, e per come si sono evoluti i momenti successivi, il gruppo si è “oliato” e tutto a iniziato a filare un pochino più liscio.
La cutscene d’epilogo
Un dettaglio che mi è piaciuto poco è stato specialmente il finale: una “cutscene” nella quale i nostri soldati sono stati risucchiati nel portale infernale che abbiamo sabotato, senza che avessimo potuto far nulla per fuggire.
Si potrebbe dire che, essendo l’epilogo di colore di una sessione che era una dichiaramente una oneshot, tutto sommato va bene così. In realtà non sono d’accordo: avrei semplicemente preferito che dopo il sabotaggio avessi perlomeno la possibilità di evitare la conseguenza con un tiro di azione non di combattimento.