Per la prima volta ho un esempio di gioco concreto di cui discutere.
Stiamo giocando a D&D (diciamo edizione 3.5 se occorre un riferimento - in realtà era un amalgama homebrew ormai parecchio distante da tale edizione).
I PG hanno preso una prigioniera: una regina dei coboldi, sovrana di un piccolo dungeon che loro hanno appena conquistato. Lei si è arresa e li ha guidati nella sua stanza del tesoro, ha consegnato tutti i suoi averi.
Parte una prevedibile discussione su cosa fare di lei: chi la vorrebbe lasciare andare, chi uccidere, chi interrogare ancora.
A un certo punto un giocatore si spazientisce e dichiara che il suo PG la uccide. Alcuni altri inorridiscono: “Nooo cosa fai??”.
Risolvo la cosa in modo classico: iniziativa; il PG del primo giocatore la vince e uccide la prigioniera inerme; gli altri non riescono a fermarlo in tempo. Tutto regolare da manuale, e se la vedranno tra loro per le conseguenze.
In seguito, però, mi sono trovato spesso a ripensare a quella scena.
Mi ha ricordato la questione dei “bang” di cui ho letto con interesse proprio su questo forum.
Di fatto, ho pensato, in quella situazione quel giocatore non stava forse (potenzialmente) lanciando un bang agli altri giocatori? Non è un peccato che gli altri giocatori non abbiano avuto modo di reagire, se non a cose fatte? Certo, avranno adesso l’opportunità di ruolare le ripercussioni, all’interno del gruppo, di quel fattaccio; ma il fattaccio in sé è avvenuto in modo, direi, unilaterale, il singolo giocatore ha preso il controllo di dove andava la scena. È un bene? È un male? Quelle letture sui “bang” mi hanno portato a pensare che sarebbe stato bello se gli altri giocatori avessero avuto modo di fare anche loro una scelta, magari una scelta con un prezzo, anziché assistere impotenti e agire solo a posteriori.
Ho visto anche questo video di “un Canale di Ruolo” che mi ha fatto riflettere. Sono sempre stato molto scettico sull’applicazione delle tecniche / teorie dell’interpretazione teatrale al GdR, e lo sono ancora, ma in questo caso specifico mi è sembrato interessante. Riassumo per chi non ha voglia di guardaselo tutto: l’approccio proposto è che il giocatore che vuole fare una qualche azione “distruttiva” manifesti, e descriva, l’intenzione del suo PG, ma “si fermi” un attimo prima di portare effettivamente a compimento l’azione e lasci agli altri uno spazio per “rispondere”. Naturalmente, così concepita, è una cosa che ricade interamente sui giocatori, infatti viene presentata come una questione di “galateo del GdR”. Mi chiedevo però se poteva insegnarmi qualcosa come DM, se cioè come DM avrei potuto gestire meglio la cosa “spezzando” l’azione del PG uccisore, in modo da lasciare uno spazio di manovra e decisionale agli altri. Avrebbe richiesto, però, di forzare le regole.
Voi, da giocatori, lo avreste accettato? E da master?
Specifico meglio il perimetro del post in base alle regole:
Qui si parla di:
- situazioni in cui l’iniziativa individuale di un giocatore crea un imprevisto a cui gli altri debbono reagire;
- situazioni in cui l’iniziativa individuale di un giocatore genera delle conseguenze impattanti prima che gli altri possano reagire;
- come il master debba o possa gestire positivamente questi casi;
- il tutto nello specifico contesto dei GdR “tradizionali”, D&D in primis.
Qui non si parla di:
- come la cosa si sarebbe svolta in altri giochi con impostazione completamente diversa;
- se il giocatore in oggetto abbia “fatto bene” o abbia “fatto male” a comportarsi così.
Grazie in anticipo per il contributo!