Autorità nel gioco di ruolo: una chiaccherata a due

Come vedi, ho impiegato un po’ di tempo non solo per ascoltarvi, ma anche per cercare di capire il punto (o i punti). Ma FORSE sto mancando il bersaglio.
Ma il punto è: perché non butti lì due punti elenco con i concetti riassunti al massimo (poi è ovvio che si può provare ad elaborare, a scendere più in dettaglio, ecc.).

Se “autorità” è il discorso “ascoltarsi tutti quanti, e costruire su quanto è stato già detto prima”, allora il discorso è chiaro, è chiuso, è compreso.
Se invece sto mancando ancora il bersaglio, mi farebbe piacere avere quei punti sui quali cominciare a ragionare.

Edit:

non comprendo perché hai inquadrato gli interventi di Daniele come se fossero fondamentalmente in contrasto con i miei, o come se ci fossimo trovati a dibattere punti di vista diversi.

Lo dico con tutta la semplicità e il candore possibile: è la sensazione che mi ha dato Daniele ascoltando l’audio. E questo anche tralasciando i punti specifici in cui dice “qui sono fondamentalmente in disaccordo” e quelli in cui vira più sui suoi dubbi che sembrano affondare nelle problematiche più “terra terra” legate a come è scritto il manuale, e alle procedure che i manuali cercano di portare avanti per la distribuzione delle autorità (o semplicemente di chi deve dire cosa, di chi può mettere veti, ecc.).
Insisto, non voglio mettere in bocca a Daniele nulla; è la sensazione che ho avuto durante l’ascolto.

Edit 2:

O ti interessa semplicemente mettere in piedi un dibattito dove ti dichiari in disaccordo e consideri il discorso inutile?

No, tranquillo, non è il mio scopo. Non posso essere in disaccordo, se non ho capito dove stiamo andando. E non lo considero inutile, al contrario vorrei capire se può essere utile, se può arricchire il mio essere, il mio modo di giocare, ma non posso ancora dire se sia inutile o meno, perché credo di non aver ancora colto di cosa state parlando.

Edit 3:

Ti dico quale può essere un mio limite, in questo topic. Io fatico a chiacchierare di autorità (e di quel che gli sta intorno, probabilmente) solo a livello teorico, parlando di gioco teorico, sganciato dal regolamento che va a definire le parti meccaniche del gioco stesso.
Il gioco per me è ovviamente, intrinsecamente, legato al suo regolamento, alle sue meccaniche, e probabilmente io cerco di calare il concetto di autorità dalla parte teorica a quella più concreta delle meccaniche che regolano le mie serate.

Forse, alla fine, non ho problemi sul concetto di autorità, forse sto solo cercando di capire se altri gruppi, altri utenti, hanno delle buone abitudini, o delle buone tecniche, per risolvere i comuni problemi di disallineamento di fiction, o di “contenimento dell’autorità altrui”, o magari son solo fortunati e hanno un gruppo più affiatato ed allineato. Provo a spiegarmi meglio con un esempio di gioco semplice semplice:

Band of Blades: durante il gioco incontriamo uno scout/spia bloccato in una città nemica; è il bersaglio della nostra missione, siamo andati a liberarlo. Il GM/MC ci dice che è un uomo che ha sicuramente sofferto nel fisico, per colpa della guerra. E chiede ad uno dei giocatori di descriverlo, lasciandogli quindi libertà (autorità?) sul suo aspetto, probabilmente non influente in modo particolare, e soprattutto mai venuto fuori prima, quindi ancora da definire. Tutto ok.
Il giocatore parte concentrandosi su una ferita di battaglia particolarmente raccapricciante, un’artigliata che gli ha segnato tutto un lato del viso. Ok, particolare interessante. Poi dice che probabilmente la ferita era così grave che l’occhio gli è saltato fuori dall’orbita, e se l’è rimesso dentro, ma non è più servibile; è cieco in quell’occhio. Poi calca la mano, dicendo che probabilmente ha sofferto febbri e infezioni, e quindi anche il resto della pelle è rovinato, ed ora cammina ingobbito. Per riassumerlo in un’immagine, ci dice di pensarlo come Efialte in 300.

Ok, col proseguire della descrizione ho visto il GM intristirsi un po’, forse perché la figura stava diventando un po’ troppo estrema; sicuramente ho avuto anch’io questa sensazione, forse ho anche commentato “mi sembra un po’ eccessivo”, ma la cosa è andata avanti, nessuno ha protestato visibilmente, e ora lo scout è così com’è stato descritto.

Cos’ha questo a che fare con il discorso autorità? Tutto o niente, probabilmente. Me lo dirai tu.
Io dico che in un gruppo si fatica ad essere totalmente allineati. E, come in questo caso, se il GM (o un altro giocatore, poco importa), dà diritto di parola ad un altro, quest’altro compatibilmente con la sua visione della scena / ambientazione / sensibilità ecc. dice qualcosa che fa storcere il naso ad anche solo un giocatore, o al GM, bisogna riportare quella decisione ad una sorta di decisione unanime di gruppo (quindi di fatto togliendo autorità a chi l’ha appena presa in mano?). O, può essere il tavolo (o il manuale stesso) a lasciare al GM l’onere e il diritto di veto finale, nella speranza che questa figura non lo faccia per “raccontare la sua storia”, ma solo per cercare di tenere allineati i vari elementi ad una sorta di estetica coerente della campagna/ambientazione?
O, se il GM non ha questo potere esplicito di veto, che valore ha il suo eventuale commento “mi sembra un po’ eccessivo”? Non potrebbe essere visto come un atto di prevaricazione (non supportato dalle meccaniche) sull’autorità del giocatore in quel momento?

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Quando parlo con le persone di “autorità” di solito mi trovo in due situazioni:

  • Quelli che dicono “Ah sì, intendi quella cosa lì? Certo.” Si tratta di qualcosa di ovvio e osservabile, a cui al massimo sto dando un nome insolito.
  • Quelli che si incartano e non capiscono, non c’è verso di spiegarglielo.

(Ron ha esperienze simili)

Dopo aver giocato insieme ad alcuni del secondo gruppo, e in alcuni casi aver visto il loro sviluppo di giocatori fin quando non si sono trasformati in membri del primo gruppo, sono giunto alla conclusione che il secondo insieme di persone semplicemente sta facendo qualcosa di interamente diverso da quello che sto descrivendo.

È come se io mi mettessi a spiegare come si pilota un aeroplano e qualcun altro sta guidando un’automobile, e non ha alcuna idea che gli aeroplani esistano. “Ah ma ti riferisci semplicemente a girare il volante? Cosa sono tutti questi concetti astratti?”

Purtroppo per avere discussioni proficue e intellettualmente oneste su argomenti come questi dobbiamo toglierci il monocolo e il cappello a cilindro e il “siamo tutti praticanti eguali e affermati di questa attività” e andare un pochino più giù duri. Qui è molto sinceramente il momento in cui o mi mandi definitivamente a cagare, o parti per il tuo percorso di apprendimento. Preferisco essere netto, metterti alla prova e vedere cosa fai.

Quello che vorrei farti capire, @AndreaParducci, è che in tutta probabilità e secondo la mia impressione tu non hai mai giocato nella maniera di cui stiamo parlando io e Daniele e l’autorità, così come l’abbiamo descritta, secondo me non l’hai proprio sperimentata – ergo la tua percezione di questo discorso come astratto. Dato che non puoi ricondurlo ad alcuna tua esperienza reale non c’è una maniera univoca di insegnartelo in teoria. Non penso di essermi mai espresso con la chiarezza con la quale mi sono espresso in quella chiamata con Daniele, e non penso di poterlo fare qua per iscritto.

Non c’è sapere senza saper fare. Tutto quello che puoi fare è giocare, giocare di più e con persone diverse, magari con alcune delle persone di questo forum. Registrati e postalo sul forum. Scrivi resoconti. E poi vedere se cominci a riconoscere alcuni dei fenomeni che abbiamo descritto. I giochi che vengono consigliati per questo argomento di solito sono Trollbabe e The Pool.

Due anni fa ho preso una batosta tremenda giocando a The Pool malissimo insieme a Ron Edwards. Da quella esperienza e dal mio percorso di apprendimento partito da quel momento sono nate queste riflessioni. Sono certo che puoi fare la stessa cosa, se vuoi.

La seconda cosa che ti consiglio di fare è di abbandonare tutte le nozioni che hai assorbito dalla comunità dei giocatori di ruolo italiani che permettono di esternalizzare i problemi al di fuori di te stesso. Qui c’è da imparare a nuotare e basta, e non c’è manuale di istruzioni o salvagente. In particolare non pensare alla chiarezza o alla precisione del manuale, perché non c’è manuale in grado di chiarirti quello che devi capire nella pratica. The Pool è un ottimo gioco per dimenticarsi di questa cosa. Sono quattro regole in croce e il resto devi mettercelo tu. Pensa al gioco giocato e non al gioco scritto.

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