Autorità nel gioco di ruolo: una chiaccherata a due

Penso sia molto importante chiarire che quando dico “non gioco” in nessuna maniera intendo fare una critica ad alcun gioco specifico chiamandolo “non gioco”. Mi pare di essermi ripetuto più volte nel podcast che non mi interessava parlare del design dei manuali dei giochi di ruolo, ma di quello che le persone nella pratica fanno giocando.

Sto esprimendo in italiano quello che in inglese esprimerei come non-play o unplay, che forse dovrei chiamare “non giocare” o “assenza di giocare”.

Per ripetere quello che ho detto nel podcast, non intendo con questa espressione escludere persone dall’hobby, o dire che alcuni giochi sono megli di altri. Potete chiamare le cose come vi pare.

Semplicemente voglio stabilire una differenza tra due attività incompatibili l’una con l’altra, una dove ci si ascolta ed esistono le autorità in gioco di cui stiamo parlando adesso, e l’altra fatta al peggio di prevaricazioni o al meglio di accordi interpersonali, dove esistono le autorità sociali sugli altri. La stessa differenza, appunto che c’è tra il pugilato e la WWE.

Non sto cercando di indicare che un qualunque gioco, inteso come oggetto, possa descriversi un “non gioco”.

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