Ho giocato due volte al mio Mille stelle nel cielo.
Al pomeriggio sessione a due. L’altro giocatore era già avvezzo ai principi della FroggyCon e abbiamo trovato subito un’intesa. Anche se il gioco al suo terzo playtest non è certo maturo ha comunque funzionato.
Al mattino abbiamo giocato in quattro, ed anche quella partita ha funzionato. Però c’è stato un aspetto che a posteriori mi sono reso conto essere problematico, e sul quale sarei dovuto intervenire in modo più deciso.
Due dei giocatori erano una coppia, un ragazzo e una ragazza, e lei non aveva mai giocato di ruolo, ed era anche piuttosto timida. Le ho assegnato il ruolo della stella, che nel mio gioco è chi imposta le scene e mette in scena le avversità e gli ostacoli che i personaggi affrontano.
Ogni volta che era il suo turno di parlare si rivolgeva al suo ragazzo, che le suggeriva cosa mettere in scena sussurrandole in modo che il resto del tavolo non sentisse. Chiaramente, anche se un po’ di timidezza è comprensibile, non possiamo davvero aver apprezzato il contributo alla partita della ragazza dato che era guidato, solo loro sanno in che percentuale, dal suo ragazzo.
Ho tentato di spiegare che il gioco di ruolo è un atto creativo, e che tutti ci saremmo dovuti esprimere in modo libero, ma evidentemente il concetto non è passato.