Obiettivi estetici: cosa sono, e cosa non sono?

Ciao a tutti.

Come parte della rimessa in bolla del mio blog stavo scrivendo un articolo sugli “scopi del ruolare” (specificando quindi quelli che includerò e quelli che escluderò, pur rispettandoli, dall’ambito dei miei scritti). Non voglio certo sfruttarvi come correttori di bozze, non sarebbe giusto: semmai, se può interessare, lo condivido una volta finito. Ma nel documentarmi ho incontrato un problema.

Più volte in questo forum mi sono imbattuto di sfuggita nel termine “obiettivi estetici” (o termini simili). Credo di aver afferrato che si riferisca a quello che i giocatori si aspettano di ottenere dal gioco / nel gioco / con il gioco, a prescindere dal proprio personaggio. Ma, per chiarirmi le idee, vorrei qualcosa che trattasse esplicitamente l’argomento.

Le mie ricerche in rete sono state abbastanza infruttuose. A meno che non ci si riferisca agli 8 tipi di estetica del terzo pilastro del modello MDA dei giochi: MDA framework - Wikipedia
Si tratta di quello? O non proprio?

Qualcuno può aiutarmi a capire meglio?

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“Obiettivi estetici” è un mio modo di dire. Purpose of play, creative agenda, “intento creativo”, “perché ci sediamo al tavolo” sono altre espressioni per questo concetto.

Questo è un argomento notoriamente spinoso e difficile da spiegare. Io ci ho messo anni a capirlo fino in fondo. Penso sia estremamente pericoloso iniziare questa discussione senza supporto di gioco concreto. Penso sia ugualmente estremamente pericoloso se tu scriva un articolo a riguardo senza comprendere la cosa a fondo.

Non è qualcosa che posso spiegarti efficacemente a priori. Se al momento ti diverti a giocare, è qualcosa di assolutamente istintivo che non necessita spiegazione: lo fai e basta.

È un concetto che viene dal pensiero di Ron Edwards, ma se ti metti a cercare i saggi vecchi di 15 anni che ha scritto, anche se molto intellettualmente stimolanti, tendono a essere anacronistici e ricchi di gergo specifico, e non riflettono la comprensione contemporanea delle cose. In più, questo è uno forse degli ultimi concetti che si dovrebbe affrontare.

Ti faccio notare che se cerchi alcuni dei termini che ho citato potresti imbatterti sul forum “Gente che Gioca”, dove questi argomenti sono stati affrontati in alcuni casi con un abuso di gergo teorico e un elitismo accademico immeritato. Non userei quello come punto di partenza.

TL;DR: Gioca, gioca, gioca a tante cose diverse.

P.S. Il mio uso di “estetico” non ha niente a che vedere con il modello MDA.

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Se vuoi avere un’infarinatura del pensiero attuale di Edwards, mi ha consigliato lui di linkare a questa serie di cinque video. Sono una bozza – ne vuole produrre una serie più dettagliata, con miglior produzione e con più esempi – ma illustrano molto meglio il suo punto di vista su come funzionano i giochi di ruolo rispetto ai suoi vecchi saggi o a quanto è stato tradotto su Gente Che Gioca. Se noti, l’argomento playing on purpose è affrontato solamente alla fine.

Ti consiglierei anche di chiedere direttamente a lui se ti interessa capire meglio, lo trovi sul suo sito Adept Play.

Come ultima cosa, vorrei solo dire che mi pento di aver tirato fuori l’argomento – è forse l’argomento meno produttivo da affrontare in maniera astratta su un forum.

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Grazie, cercherò di guardare i video consigliati.

Se la discussione non è adatta al forum fermiamola pure.

Sono cresciuto con l’idea ottimistica che se si è capito veramente una cosa si è anche in grado di spiegarla ma, come al solito, potrei sbagliarmi.

Grazie comunque dell’aiuto

@ranocchio ha dato i consigli migliori, ma visto che chiedi, provo ad abbozzare una mini spiegazione, certamente errata rispetto a quello che puoi comprendere seguendo i link e l’autore.

È lo scopo che oggettivamente interessa esprimere e vedere realizzato ad un giocatore quando si siede al tavolo per giocare di ruolo in ciascuna partita.

Quindi non riguarda il contenuto estetico della partira (se si salva una principessa o si preda un tesoro o si conduce e risolve un’investigazione).

Quindi non riguarda il gioco in sè come gruppo di regole scritte nel manuale di gioco.
Le regole e tecniche/procedure possono spingere verso la realizzazione di uno scopo, ma non è che il gioco in sè è di un tipo o di un altro, visto che l’intento dei giocatori integrerà sempre il sistema reale usato al tavolo per far girare lo spazio immaginato piegandolo comunqie verso lo scopo desiderato.

Non so se la metafora musicale possa tenere e servire anche in questo ambito, ma forse è abbastanza semplice dire che il metal non è la musica classica.

C è metal più o meno bello e armonico. C è musica classica più o meno dissonante e sincopata.
Ci sono strumenti musicali più adatti al metal e altri più adatti alla musica classica.

Ma quando fai musica vai per un genere (parola da non usare con Ron credo…).

Boh, non azzarderei altre spiegoni teorici.

Gioca un casino altri giochi rispetto a D&D e poi ti accorgi istintivamente.

@Davos a mio parere la metafora che hai usato confonde più che altro… :sweat_smile:

Temevo potesse accadere… non me ne è venuta in mente un’altra …

Qui devo davvero chiarire una cosa: se ti sto dicendo cosa fare come amministratore del forum, userò il colore rosso dei post e la “voce del moderatore”. Hai fatto bene a scrivere in questa sezione e non ho problemi con la presenza di questa discussione sul forum.

Non fraintendere quando ti dico la mia opinione e quando dico alle persone cosa fare. Altrimenti diventa davvero molto difficile per me partecipare alle discussioni in questo forum senza che le persone pensino che sto manganellando a destra e manca.

Abbiamo avuto diversi thread dove si affronta questa questione, a partire da racconti di giocatori specifici. Nessuno qua ha problemi a spiegare le cose, il problema che ho è una richiesta di spiegare qualcosa in maniera astratta invece che parlando di cose concrete.

I video di Edwards sono il materiale migliore. Comunque, se vuoi sentirlo dire in mie parole, questo è il mio modo di parlarne di solito.

Questo fondamentalmente è quello che probabilmente chiameresti “divertirsi”.

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Che meravigliosa e concisa dichiarazione di ciò che una volta si chiamava “agenda creativa”! Meraviglioso. Mi piace molto che questa sia una formulazione semplice e basilare dell’idea; una delle migliori che ho visto.

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Non è la prima volta che mi dici questo. Non credo che sia così, penso di essere in grado di spingermi oltre la parola “divertirsi” e sforzarmi di capire il “perché” ci divertiamo, se ci provo. Almeno, cerco di impegnarmi in questa direzione.

Sono contento anch’io che sia venuta fuori, visto che viene apprezzata mi permetterò di citarla :slight_smile:

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Su questo ci siamo, ovvero: sono d’accordo anche io.

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Ho scoperto che un altro modo di chiamare questo concetto in italiano è “proposito del gioco/giocare”. Mi piace molto, e potrei cominciare a usare questa espressione.

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